Regia di David Fincher vedi scheda film
Chi vuole una cronaca attendibile e non romanzata della nascita di Facebook, è meglio non guardi il film di Fincher, che è da prendersi come una costruzione cinematografica, tratta dal libro "The accidental billionnaires" di Ben Mezrich. Mark Zuckerberg non partecipo' all'operazione, anche se poi gli ha dato comunque un indiretto benestare confrontandosi col protagonista Jesse Eisenberg in una trasmissione televisiva. È un film coinvolgente, realizzato con intelligenza e grande cura del particolare da David Fincher, ma il contributo più rilevante è forse quello di Aaron Sorkin alla sceneggiatura, non a caso premiata con un Oscar: i dialoghi di Sorkin hanno una precisione e un'eleganza che allontanano il sospetto di prolissita', che pure potrebbe venire. Zuckerberg è visto come una specie di disadattato talentuoso ma incapace di costruire relazioni significative, e l'interpretazione di Jesse Eisenberg risulta esemplare in questo senso, di notevole forza mimetica, anche se ha mancato l'appuntamento con la fatidica statuetta. Ben diretti gli altri, fra cui spiccano un Andrew Garfield di ottima levatura drammatica nel ruolo di Eduardo Saverin, l'amico "tradito" da Zuckerberg, ma anche il cantante Justin Timberlake nel ruolo di Sean Parker è esuberante e si mostra a suo agio nel contesto cinematografico. Il film è ambientato soprattutto in interni ma la regia di Fincher è molto attenta alla costruzione delle singole immagini e ad una spazialità che non ci fa mai avvertire la claustrofobia da teatro filmato. Un instant-movie su un fenomeno mediatico globalizzato più riuscito della media del genere, dove a tratti si avverte anche un'eco del Charles Foster Kane di Orson Welles in "Quarto potere" nella solitudine del miliardario e nel suo rancore verso gli altri. Visto l'argomento, forse non era possibile fare di meglio, anche se "Seven" di Fincher è un film ancor più affascinante e memorabile.
Voto 8/10
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