Regia di David Fincher vedi scheda film
Fincher non è più quello di una volta: rassegnamoci. Questione liquidata, veniamo ora a The social network. Un film didascalico quasi quanto il libro di Mezrich da cui è tratto: una violenta invettiva filorepubblicana diretta a smontare Zuckerberg per la sola ragione di avere rifiutato la sua collaborazione al testo, definendo il creatore di Facebook via via un disadattato, uno sfigato ventenne vergine senza amici, un subdolo approfittatore senza scrupoli, un alcolizzato, un meschino traditore etc. Fincher è un buon narratore, ma soprattutto uno spettacolare illustratore, perciò a Hollywood trova terreno fertile; è trascorso tanto, troppo tempo da quando le sue scelte ricadevano su un romanzo psicologico di Palahniuk come Fight club (1999) o sull'ansiogena sceneggiatura di David Koepp per Panic room (2002). Già la visione del precedente Il curioso caso di Benjamin Button (2008) rivelava come il regista avesse le idee chiare sulla strada da intraprendere: i suoi punti di riferimento sono ora diventati un pubblico sempre più vasto e, possibilmente, l'Academy. Che infatti non si è fatta sfuggire questo The social network, tributandogli tre Oscar, due dei quali incomprensibili; difficile scegliere quale sia meno meritato fra quello per il montaggio e quello per la sceneggiatura (che peraltro ricalca i toni maldestri del romanzo originario), si può salvare comunque il premio alla migliore colonna sonora, una creazione a tinte oscure firmata a quattro mani da Trent Reznor e Atticus Ross. La storia di questa pellicola è sicuramente interessante, ma raccontata in maniera tanto facilona e banalizzante finisce per indispettire anzichè incuriosire. Peccato, un'occasione persa. Fra gli interpreti c'è anche Justin Timberlake (nel ruolo chiave di Sean Parker). 4,5/10.
2004, uno studente di Harvard, Mark Zuckerberg, crea il sito del college e lo chiama Facemash. Il successo è immediato, la rete dei college coinvolti si amplia in fretta a dismisura, con tutte le conseguenze che ciò comporta: invidie, ripicche, ragazze più disponibili di prima, avvocati e, grazie all'intervento di Sean Parker (creatore di Napster), la metmorfosi del sito che dà vita a Facebook.
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