Regia di David Fincher vedi scheda film
Curioso come la sensazione che ho provato ad inizio film, quando la didascalia precisava di trovarsi nel 2004, sia stata piuttosto quella di essere catapultato in un passato ben oltre remoto, non so, tipo anni ‘50 o giù di lì…. E mi ha fatto strano, infatti, ritrovare nelle immagini di quello che pareva essere un episodio di Happy Days, alcuni giovanotti alle prese con pc portatili, sebbene la mia del tutto personale perversione mi spingesse a ricercare, dentro i monitor, grafiche obsolete di versioni firmware risalenti alla pre-tecnologica-istoria. Sarà forse che nel 2004, io personalmente, non conoscevo neppure la differenza tra un file e una cartella, e Windows era per me solo il plurale inglese della parola “finestra”, fatto sta che ho trovato divertente e stimolante questa avventura esegetica del fenomeno Fèisbuk, e di come Fincher abbia voluto insenare questa vicenda ben miscelandone l’aspetto squisitamente tecnico (efficacemente tenuto sottotraccia) e quello umano dei suoi protagonisti (al contrario ben costruito, con efficacia, ironia, e il dovuto distacco). Dico subito che il film mi è piaciuto molto: il ritmo vertiginoso, il saliscendi temporale con le arringhe nei tribunali a puntellare ottimamente il racconto intersecandosi a questo con precisione cronometrica, il protagonista che non ho affatto trovato “stronzo”, né volontario né involontario (come scrivono in tanti, non so perché…), ma al contrario molto simpatico e quasi tenero, una specie di misteriosa sintesi genetico/siliconale tra Simon&Garfunkel, tanto per restare nel malinteso temporale… E volendo incrementare ulteriormente la confusione, ho trovato curiose quelle scene in cui i personaggi, nel momento in cui erano intenti a programmare, diventassero intoccabili, un po’ come fossero stati tanti Avatar dentro la loro capsula sensoriale, in disturbabili se non al prezzo della loro autodistruzione.
Fèisbuk rimane per me un mistero, come lo erano i file e le cartelle. La legittima voglia di cancellarsi che ne scaturisce ….. posso anche non concedermela, visto che sono iscritto sotto falso nome e sotto falsa immagine, e dunque sono totalmente estraneo al mood che mosse e muove questo strano sito stranamente valutato miliardi (ma in che senso, scusate?!? Qualcuno mi dice perché vale tutti questo miliardi?? e COSA esattamente vale tutti questi miliardi, se Fèisbuk è solo il divenire immateriale di un click???). Vabbè, ammetto che non è il mio genere preferito di film, forse per questo mi auto-metto a disagio con questi bizzarri quesiti… fatto sta che forse proprio il relativo (relativissimo) coinvolgimento col fenomeno Fèisbuk me lo ha fatto apprezzare. Certamente ho ritrovato un buon Fincher (che amo personalmente a singhiozzo), forse dopo il mitico Seven (che, guarda un po’, è diventato poi anche un Sistema Operativo…) il suo film migliore fra quelli che ho visto.
P.S. Complimenti al casting per il sosia di Alberto Ranieri, Principe di “uno stato grande quanto Central Park”, e per aver saputo abilmente risparmiare sul budget dando la parte dei due fratelli canottieri a un attore solo, per la gioia dei miei confusissimi neuroni che per tutto il tempo del film hanno girato a vuoto, tipo rotellina di Windows quando si impalla qualcosa, per trovare una-che-fosse-una purchè minima differenza tra quei due….., salvo scoprire l’arcano solo rientrando a casa, gugolando…..
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