Regia di David Fincher vedi scheda film
L’idea che accompagna la visione film di David Fincher, sceneggiato dal premio Oscar Aaron Sorkin, che inizialmente era stato scelto per dirigere la pellicola, è che il giovane Zuckerberg pur di potersi mettere di fronte alla tastiera del suo personal computer sia stato da sempre capace di calpestare ogni amicizia e affetto. Prima irridendo per vendetta Erica, la sua ex-ragazza, poi gli amici e coloro che desideravano collaborare con lui alla creazione di un social innovativo, per concludere la propria parabola all’interno delle aule di un tribunale.
A dare vita a Facebook si va quindi ben al di la delle linee di programmazione di un computer; si parla di reati e di vita da campus, di idee sottratte ed impiegate indebitamente e di un ragazzo molto eccentrico e abile con il computer ma anche inadatto a conservare e alimentare i rapporti interpersonali. Se il libro di Ben Mezrich, che non aveva avuto quel successo iniziale arrivato al momento della sua riproposizione in libreria, ha saputo ispirare un film molto interessante narrando sia il parto difficoltoso di una delle aziende più trendy del momento, ma anche sottolineando l’inadeguatezza di un ragazzo tanto potente e abile con le linee di codice quanto determinato nel raggiungere i propri scopi. Tutto il giovane cast, il più “vecchio” risulta essere l’allora 29enne Justin ‘Sean Parker’ Timberlake, riunito per l’occasione da Kevin Spacey, sì avete letto bene, riesce a catturare l’attenzione del pubblico senza mai dare tregua a uno spettatore anche non avvezzo al mondo di social network e programmazione.
Il romanzo di Mezrich viene qui riproposto nella sua interezza, fatta eccezione per qualche piccola licenza cinematografica. Le interviste con i vari protagonisti della vicenda legale sono ricollocate in un arco temporale cronologico e narrate nel corso di una serie di udienze preliminari per un processo che non si è mai tenuto, perché alla fine Zuckerberg ha preferito liquidare i suoi ex soci. Le vicende stesse non sono mai state smentite dall’attuale CEO di Meta, che comunque non ha voluto ostacolare l’uscita della pellicola.
Una pellicola capace di tenere incollati allo schienale della poltrona gli spettatori in una maniera decisamente più efficace del migliore dei thriller.
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