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Il cigno nero

Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film

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La recensione su Il cigno nero

di scandoniano
8 stelle

All’inizio della nuova stagione teatrale, il coreografo Thomàs (Vincent Cassell) decide di inscenare il classico “Il lago dei cigni”, ma, dice lui, “spogliandolo dagli orpelli”; la vecchia (per il balletto) Beth (Winona Ryder) deve essere sostituita e a contendersi il posto di prima ballerina sono Nina (Natalie Portman) e Lily (Mila Kunis). Mai due caratteri così opposti, mai un tenore di vita così diverso: Thomàs spiega che la prima ballerina interpreterà al contempo il dolce cigno bianco e il malvagio cigno nero, per cui è indicata una certa poliedricità, ed in questo senso rimprovera a Nina una eccessiva (f)rigidità morale. Nina prova a rimanere se stessa tirando fuori gli artigli solo durante il pezzo in cui interpreta il cigno nero, ma l’abnegazione a quanto pare non basta. La ragazza entrerà in conflitto con se stessa, dibattuta continuamente tra l’essere e l’apparire, l’adeguarsi ed il rimanere se stessa…

Film poliedrico, intenso, esteticamente sordido, sul piano della scrittura molto complesso.  L’insicurezza di Nina la porta a strane metamorfosi, a volte perfino fisiche, per l’ossessiva rincorsa dell’obiettivo prima e per la paura di perderlo una volta raggiunto. Nina si immedesima talmente tanto nel personaggio da confondere realtà e finzione, sdoppiando la propria personalità, vivendo assurde allucinazioni, cadendo preda dello stress e della tensione. Fino alla completa immedesimazione nella sua stessa nemesi: quella Lily, sboccata, fumatrice, drogata e un po’ puttana che Nina non sarà mai.

La sceneggiatura di Andrés Heinz (nelle mani di Aronofsky fin dai tempi di “Requiem For A Dream”) è imperniata sullo smarrimento e la contemporanea pervicacia della protagonista, su cui il regista dissemina numerose ambiguità narrative, non disdegnano velati accenni alle criticità del mestiere di ballerina (senza tuttavia farne un apologo del balletto tout court). La clamorosa interpretazione della Portman, intensa, stralunata, viscerale le è valsa un Oscar più che meritato.

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