Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film
Nel commentare questo film sarò costretto a fare una premessa: quando vidi per la prima volta Leon rimasi incantato da Natalie Portman, la sua prova era straordinaria ed oltre a gridare al capolavoro pensai vivamente che la bimba prodigio avrebbe fatto molta strada. Fui disilluso nel corso degli anni da brutti film e brutte interpretazioni: non la apprezzai negli orrendi prequels di Star Wars e tanto meno nel decantato V x vendetta che considero un film freddo e pompato dalla pubblicità. Giunsi alla conclusione che la ormai cresciuta Natalie era un’altra Tatum O’Neal, ossia talentosa da piccina ma ridimensionata pesantemente dall’età adulta. Poi è venuto fuori questo film e la bella Natalie riceve un Oscar per la sua interpretazione. Mia madre torna a casa una sera e mi dice di essere stata al cinema a vedere il Cigno Nero e come spesso le succede non era affatto entusiasta; io penso dopo la notte degli Oscar che questo premio lo hanno dato alla Portman per compassione e volto pagina, ma un giorno succede il miracolo: mentre spulciavo le schede di IMDB il mio sguardo cade sulla locandina americana di -Black Swan- e vengo come magnetizzato dal viso di Natalie con i suoi occhi diabolici truccati da cigno nero, clicco sul trailer che fa presa su di me come quello originale di Arancia Meccanica e non è un caso che abbia citato questo film perché dopo aver visto il Cigno Nero posso affermare con assoluta serenità che la prova di Natalie Portman è potente tanto quanto quella di Malcom McDowell in Clockwork Orange. Natalie fa di tutto in questo film: balla e balla sul serio visto che solo il 20% delle immagini utilizzate hanno come interprete la sua controfigura ed in particolar modo i piani ravvicinati dei piedi sulle punte in estensione, già dalle prime immagini ci accorgiamo che il suo viso solitamente armonioso e levigato sembra sciupato, contratto e così è infatti visto che per vestire i panni di Nina ha perso volontariamente diversi chili, oltre a ciò è convincente sotto ogni aspetto della sofferta caratterizzazione che il suo complesso personaggio richiedeva, piange, si stupisce, si arrabbia, si inebria, insomma fa di tutto ed anche di più in maniera sublime. Detto ciò non posso che deviare subito il mio tiro verso Aronofsky che l’ha evidentemente condotta per mano in questo suo progetto partorito alle soglie del 2000 e realizzato circa 10 anni dopo e non senza difficoltà visto che proprio Natalie in fase di realizzazione in un momento di penuria economica della casa produttrice ha rinunciato al suo camerino mobile; credo anche che la riuscita del film sia dovuto alla perfetta armonia fra l’attrice ed il regista che la ha magistralmente diretta.
Scalando al film in generale bisogna subito mettere in chiaro una cosa: Il Cigno Nero non è un film sulla danza classica. La danza è il veicolo che muove la storia e non il contrario, il tema principale del film a mia modesta opinione è il conflitto che ognuno di noi ha con la parte oscura del nostro carattere, che a volte rischia di prendere il sopravvento e non tutti riescono a tenerla a bada, ma un altro tema che emerge come un iceberg è la voglia di affermarsi, di emergere appunto, di distinguersi dalla massa e di realizzare a qualsiasi costo l’ambizione che si accende e ci alimenta finché non raggiungiamo l’obiettivo, il che mi fa pensare che se avessero narrato gli eventi in ambiente sportivo, musicale o politico avrebbe funzionato benissimo lo stesso, ma il personaggio della regina dei cigni che lotta contro il cigno nero nell’immortale opera di Chaikowsky era troppo calzante ed appropriata per raccontare questa storia …..and this was.
Ma in definitiva a quale genere cinematografico appartiene –Black Swan-? La risposta è presto detta, è un horror psicologico: le scene inquietanti ed allucinate sono disseminate per tutta la sua durata ma vengono inserite ad intervalli di narrazione realistica sempre più rarefatti in un crescendo di sensazioni e turbamenti che pervade la storia che in un continuo turbillon emozionale si sviluppa senza intoppi fino al bellissimo finale dove il senso della realtà sparisce e lascia a noi spettatori più di un interrogativo.
Già dalle prime scene osserviamo Nina che scruta nella metro una ragazza che sembra avere le sue fattezze, ma l’abbigliamento è dominato dal nero delle tenebre al contrario del suo che è sempre bianco pallido come il viso sofferente e in un'altra scena molto inquietante in un vagone deserto la vediamo disgustata dal movimento masturbatorio simulato da un vecchio ghignante vestito ovviamente di un cappotto scuro. Anche la madre di Nina, interpretata da un’ottima e ben tornata Barbara Hershey, che ha rinunciato alla danza per darla alla luce e crescerla senza privazioni è altrettanto paurosa ed ha inculcato nella figlia frustrazioni ed ambizioni contraddittorie che le torneranno contro come un boomerang nel configurarsi della crescente METAMORFOSI della ragazza, e rammentate che questa parola da me usata che viene spesso intesa in maniera astratta ha qui la sua accezione d’origine, ossia di trasformazione fisica in una delle scene più forti dell’intero film, che potrebbe far chiudere gli occhi anche al nostro amico Alex De Large prima della cura.
Questi sono quindi i tre spunti principali che il film vuole sviluppare: il doppio negativo che si nasconde in noi e che spinge sotto la pelle per prendere il sopravvento sulla nostra metà buona che scorrazza alla luce del sole, se non mi credete provate ad annotare le scene in cui la Portman è riflessa nello specchio, ve ne sono un’infinità che potreste aver bisogno di una calcolatrice tascabile per non perdere il conto; la repressione sessuale che affligge Nina e che lei vorrebbe sconfiggere seguendo i passi della sua rivale e doppio nel mondo reale che vive nella figura di Lily interpretata da una sensuale e ambigua Mila Kunis, che vuole invece rubarle il ruolo di Regina dei Cigni nella rappresentazione ma sembra usare la tattica del doppio-gioco per raggiungere il suo scopo; il legame malato con la madre che Nina subisce fino all’esplosione risolutoria, sintomo del suo crescente e sempre più incontrollabile mutare.
Altro sulla trama non voglio rivelare per non sciupare l’effetto sorpresa a chi vuol leggere la mia review e poi abbandonarsi alla visione, aggiungerò solo che se siete impressionabili potreste avere dei grossi problemi con questo film che in alcuni passaggi ha fatto avvicinare le mani agli occhi anche il sottoscritto. Spenderò le ultime righe per elogiare senza freni Darren Aronofsky per aver diretto così magnificamente il Cigno Nero di cui è ideatore, realizzatore e di conseguenza fruitore: trucchi visivi, giochi di luce, eleganti movimenti di macchina, effetti speciali convenzionali e perfezionati questa volta con un utilissimo ed efficace CGI sono i cromosomi di un talento fuori dal comune che lo hanno fatto entrare subito nel mio cuore come nuovo alfiere del cinema hollywoodiano del terzo millennio tanto che mi muoverò appena possibile per vedere THE WRESTLER da cui il pregiudizio mi aveva sempre tenuto lontano. Trovare un INTOCCABILE realizzato ai giorni nostri sembrava per me una utopia ed invece il miracolo è successo e si intitola IL CIGNO NERO che è sotto tutti i punti di vista un CAPOLAVORO.
Ha un grande talento questo regista di cui avevo apprezzato Requiem For a Dream. Ha sfiorato l'Oscar per Il Cigno Nero,
ma sono convinto che in futuro centrerà l'obiettivo.
Attendo suoi nuovi grandi film.
Chapeau pour Natalie, epatante et très jolie. Oscar strameritato per aver interpretato magistralmente un ruolo molto difficile.
Rivelazione! Ed è una ragazza bellissima.
E' il personaggio meno interessante, ma è in parte e contribuisce alla riuscita del film.
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