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Il cigno nero

Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film

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La recensione su Il cigno nero

di cheftony
4 stelle

"Voglio solo essere perfetta..."

Nina (Natalie Portman) è una ballerina di belle speranze, in attesa di un ruolo che la consacri. Quando la sua compagnia di danza si prepara a mettere in scena l'opera di Tchaikovski Il lago dei cigni, si presenta l'occasione d'oro: quella di interpretare entrambe le parti del Cigno Bianco e del Cigno Nero, rispettivamente una ragazza trasformata in cigno e la perfida gemella che seduce il principe per impedirgli di liberare il Cigno Bianco. Che si suicida.
E' un doppio ruolo complicato e il direttore Thomas Le Roi (Vincent Cassel) è convinto che Nina abbia la perfezione tecnica per il ruolo del Cigno Bianco ma che sia impersonale, frigida come un ghiacciolo e quindi inadatta ad interpretare il Cigno Nero. Comincia così una serie di vessazioni da parte di Thomas, che, dopo averle assegnato la parte, tenta di sedurla perché si lasci andare, e da parte di Erica (Barbara Hershey), madre di Nina ed ex-ballerina, donna che ha rinunciato ad un sogno che adesso pretende sia realizzato dalla figlia. Nina deve fronteggiare anche la rivale Lily (Mila Kunis), che crede voglia fregarle la parte, e l'ormai ex-ballerina Beth (Wynona Rider), la quale sembra aver lasciato malvolentieri le scene...

Chiaramente la preparazione di Nina si fa ardua: Thomas la seduce e al contempo la rimprovera malamente davanti al resto della compagnia, la madre diventa improvvisamente nevrotica e il loro rapporto ingestibile, Lily tenta di trascinarla (con successo) nel mondo notturno, fra discoteche, pasticche di ecstasy e scopate facili di una notte. Ma questo percorso, più che aiutare Nina, la fa sprofondare in un irrecuperabile abisso di allucinazioni, mutilazioni vere e immaginarie, seghe/saghe mentali. Sempre che non vi fosse già immersa fino al collo dall'inizio...

The fountain e The wrestler, i due precedenti film di Darren Aronofsky me li sono persi e tenterò di recuperarli, ma l'Aronofsky degli esordi me lo ricordo bene e, vedendo Il cigno nero con un piccolo vuoto nella sua evoluzione, ho avuto l'impressione che questo talentuoso regista abbia avuto un tremendo passaggio a vuoto o si sia perso per strada: partito con opere che "tradivano" la sua ispirazione cronenberghiana e, in minor parte, lynchana ma tuttavia estremamente originali (π - Il teorema del delirio è un gran gioiellino), con questo film sembra che abbia voluto annegarsi in un mare di citazioni, simbolismi, esercizi di stile, creando un'opera che sa di già visto, nonostante la sua abilità con la macchina da presa e la bravura di buona parte del cast, con la Portman e Cassel a rappresentarne l'apice.
Tutto il resto non mi ha convinto, a cominciare da una prima mezz'ora anonima e dal ritmo gestito non si sa come (tante, troppe le scene brevissime una dietro l'altra e prive di una finalità, sia narrativa che psicologica), fino all'evolversi di una storia che uno spettatore un minimo attento e con un po' di David Lynch alle spalle intuisce con grande anticipo; la realtà trasfigurata e trasposta in una dimensione onirica, le macchiette inquietanti, l'ambita quanto inaspettata avventura lesbica con l'amica/rivale, lo sdoppiamento di personalità, i cambiamenti fisici come espressione del malessere psicologico: temi coinvolgenti, ma già visti e sviluppati con maggior incisività da altri registi, come anche il tema delle mutilazioni, che ne Il cigno nero consistono di gambe spezzate, pellicine squartate, piedi consumati, tutto inquadrato con eccessiva insistenza, quando il Cronenberg di qualche anno fa era solito filmare solo ed esclusivamente trasformazioni corporee irreali, che lo spettatore mai avrebbe potuto immaginare senza che gli fossero mostrate.
Il cigno nero, in generale, è piaciuto molto, fatto da cui deduco che in molti vi hanno visto qualcosa in più, immagino soprattutto a livello simbolico. Ma per me, per la valanga di motivi sopra esposti in modo più o meno confusionario, è stato una gran delusione.

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Ultimi commenti

  1. (spopola) 1726792
    di (spopola) 1726792

    .. letto e apprezzato: credo che sostanzialmente ci sia la differenza che ha fatto a me seguire il film come se fosse una paranoia, o un percorso "mentale" e schizzofrenico sempre più alterato tutt'altro che reale, la proiezioni malata di una psiche distorta che crea i suoi fantasmi, le le sue persecuzioni, mentre tu lo leggi con maggior realismo critico, e magari hai proprio ragione tu ed è quello da te adottato il verso giusto di guardarlo e valutarlo.

  2. cheftony
    di cheftony

    A dire la verità, credo che l'obiettivo del film fosse proprio raccontare la deriva della psiche di Nina. Con questo tipo di film l'approccio giusto potrebbe essere una via di mezzo fra le due che hai descritto e "Il cigno nero" non mi ha incantato nemmeno come storia di una mente schizofrenica. Devo dire, però, che l'ultimo film che ho visto prima di questo è stato "Strade perdute" di Lynch e forse, quanto a mondi costruiti o plasmati dalla schizofrenia, mi ero abituato troppo bene...:-)

  3. Utente rimosso (joanc04)
    di Utente rimosso (joanc04)

    diciamo che film che parlano di schizofrenia e pazzia ce ne sono moltissimi anche di piu vecchi....la trama di questo film è troppo complicato e lo si capisce bene se si riesce a conoscere non solo la psiche del personaggio ma anche la propria....e avere conoscenze riguardo il simbolismo cinematografico....cosa alquanto difficile.... forse anch'io sno abituata troppo bene a registi tipo bernardt o curtis o ancor meglio hhitchcock,welles e aldrich......è piaciuto molto alla massa secondo me perche il piu delle persone è attratto dal numero di oscar vinti e mai dalla preparazione tecnica del regista la trama o la scenografia...coseche passano in rassegna quando il piu della gente sente la parola thriller o horror anche quando di ciò non c'è n'è neanche l'ombra!!!

  4. cheftony
    di cheftony

    Credo che Aronosfky finora si sia sorretto su un gran numero di rimandi e simboli sia cinematografici che non, miscelati nel modo che lui ritiene più giusto e personale. I suoi film da me visti sono opere forti che colpisono soggettivamente e non lavori oggettivamente di fattura impeccabile e questo, secondo me, spiega le spaccature che questo regista ha sempre provocato, sia nella critica che nel pubblico. Sul discorso degli Oscar siamo d'accordo che attirino, ma questo film è piaciuto a molte persone, anche su questo sito, che so per certo non farsi influenzare dalle statuette...Ti ringrazio del commento!

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