Regia di Mel Brooks vedi scheda film
In questa sua parodia del western, Mel Brooks fa del cinismo una virtù (comica) ad alta densità. Il razzismo, la violenza ed i soprusi fungono da fonte inesauribile di gags, portando a galla lo scandalo che sta alla base di un certo cinema di massa, che di quegli elementi si serve come catalizzatori della storia ed acceleratori della spettacolarità. L’umorismo sfoderato in questo film è quello fondato sul sentimento del contrario, che significa gusto per il paradosso e un sapiente uso del contrasto e del ribaltamento al fine di produrre effetti sorpresa “con lo scoppio”. Brooks è estremamente accorto nel dosare gli ingredienti dissonanti, come l’iperbole e l’anacronismo, creando un’atmosfera genialmente surreale, che non rischia mai di scivolare nel farsesco o nell’assurdo. Tutto, in questo film, è rigorosamente calibrato: la stessa sguaiatezza è rivestita di una guaina contenitiva e modellante che la tramuta in un’esuberante forma di eleganza. “Mezzogiorno e mezzo di fuoco” è la prova che si può essere completamente dissacranti senza rinunciare alla compostezza, e che la sfrontatezza non è, di per sé, compagna della volgarità.
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