Regia di Claudio Risi vedi scheda film
Carrellata di testimonianze per ricostruire, con chi l'ha conosciuto da vicino, il mito e l'uomo Rudolf Nureyev, figura centrale della danza del Novecento, affezionato frequentatore del palco del teatro alla Scala e amante del Belpaese.
Ballerino e coreografo, fisico indistruttibile e carattere spigoloso, capace di allenarsi e provare perfino da solo e in silenzio per ore e ore senza sosta, affettuoso solamente con i pochi amici fidati: il ritratto di Rudolf Nureyev che emerge da questo documentario non è decisamente nulla di sorprendente, anzi l'opera può definirsi senza alcun timore di sbagliare 'piattamente agiografica'. Eppure un lavoro sul grande artista russo, quantomeno sugli schermi italiani, ancora mancava nel 2005 in cui usciva questo Rudolf Nureyev alla Scala, dietro al quale pare esserci anche Dino Risi, ma che per certo - dai titoli di testa - viene attribuito soltanto al figlio Claudio. Le immagini d'archivio che raccontano Nureyev all'opera sul palco o in palestra si alternano a interviste con numerosi personaggi che al grande danzatore sono stati prossimi: da Carla Fracci a Maurice Bejart, passando per Liliana Cosi e Milva, nonchè per Roberto Bolle, oggi osannato a livello mondiale, ma soltanto grazie a Nureyev che lo scoprì e lanciò ancora giovanissimo. Il rapporto speciale che ebbe con l'Italia, e con il teatro alla Scala in particolare, è famoso ed è la molla che fa scattare questo lavoro, che in realtà spazia in lungo e in largo nella vita dell'artista, seppure - come già rilevato - con un approccio fin troppo rigido e riverente. 6/10.
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