Regia di Giuseppe Patroni Griffi vedi scheda film
Da una pièce teatrale dello stesso Patroni Griffi, che rimane considerato come uno dei grandi del teatro italiano, un film che ebbe un successo straordinario, ma che negli anni ha conosciuto un opacizzarsi della propria fama. Cinque personaggi di estrazione borghese, i rapporti tra di loro, tra cui un triangolo equilatero tra la moglie dello scrittore Michele, e gli attori Max e Ric, i ritorni di fiamma e gli abbandoni, la single cronica Giovanna, le passioni tempestose e le riconciliazioni. Il tutto ruota appunto ad un tavolo, in cui confronti fatti di chiacchiere intellettuali e pseudofilosofiche eludono la verità delle relazioni. Sicuramente, all'epoca, un film che ha attratto le platee per gli aspetti "trasgressivi" della trama, ma a vederlo oggi, "Metti una sera a cena", titolo che è divenuto via via anche un modo di dire, è un'opera di fin troppo evidente origine teatrale, con discussioni infinite che tendono al barboso, qualche scena nei letti per solleticare le curiosità pruriginose del pubblico, qualche nudo della Bolkan quasi più casto di quelli dei calendari da officina del meccanico, con una regia che non gestisce abbastanza bene i ritmi dei dialoghi e del racconto. Chiaro che il clou del lungometraggio è la sequenza del rapporto a tre tra Bolkan, Musante e Capolicchio, piuttosto pudica, tutto sommato, e che aver scelto la strada del flashback è stato decisivo per una storia che è fatta di conversazioni, ricordi non dichiarati e adeguamento alla realtà dei fatti. Del cast, quelli che figurano meglio sono Florinda Bolkan, in quella che è forse la sua miglior prova cinematografica, e Jean-Louis Trintignant, che però la sceneggiatura, cui collaborò anche un giovane Dario Argento, fa fin troppo defilare. Però quanta noia, quanto tergiversare e quanti minuti di troppo nell'allungare oltre modo un film che poteva durare oltre venti minuti in meno, senza che se ne fosse danneggiati....
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