Regia di Ethan Maniquis, Robert Rodriguez vedi scheda film
Come Berlusconi (dicembre 2009), il senatore McLaughlin inscena un finto attentato di fattura risibile - ma di rilevante impatto sull'opinione pubblica - per aumentare una popolarità in declino; come Berlusconi il senatore ha ideali razzisti (altrimenti per il primo verrebbe a meno il sostegno della Lega; il secondo invece nasce proprio stronzo, senza bisogno di consigli esterni) ed è disposto a compromettersi con i mafiosi narcotrafficanti (Mangano come Torrez); come nella storia di Berlusconi, in questo Machete ruota tutto attorno al denaro ed alle telecamere. Forse che Rodriguez volesse tentare una satira della situazione politica in Italia, con questo Machete? Certo che no, ma le coincidenze sono a dir poco impressionanti. Di sicuro nel film del regista (e qui unico sceneggiatore) texano l'obiettivo politico è assolutamente presente: ed è quello di ridicolizzare le campagne xenofobe ed anti-messicane che serpeggiano negli Usa (a tale proposito vedasi anche il docu-fiction Un giorno senza messicani, di Sergio Arau, 2004). E ciò nobilita senz'altro una pellicola che all'apparenza potrebbe sembrare un semplice sfoggio di (ottime) capacità inventive, scene d'azione, sbudellamenti ed effetti speciali; ma Machete non è tutto qui, anzi. E' innanzitutto la concretizzazione del trailer presente all'inizio di Planet terror (dello stesso regista), che sul momento pareva una goliardata buttata lì, mentre evidentemente l'idea del messicano nerboruto ed ultraviolento, amante delle lunghe lame affilate (e della Giustizia), deve avere suggestionato parecchio Rodriguez. Ed è, questo, anche un film che concede ad un gran bel cast di amalgamarsi in piena armonia nonostante le differenti età e carriere dei protagonisti: dalle giovani e provocanti bellezze (Jessica Alba, Michelle Rodriguez, Lindsy Lohan: la più vecchia ha appena passato i trenta) ai più attempati nomi maschili, tutti quanti dai passati gloriosi (De Niro, che viene pure sottilmente omaggiato in una scena alla guida di un taxi, Seagal, Don Johnson: carrellata di sessantenni da applausi), fino al protagonista Danny Trejo, che merita una menzione speciale per non avere mai riscosso altrettanta fama dei compagni di cast, riuscendo nel contempo a reggere meravigliosamente la parte da primattore: piglio deciso, espressione da duro, autoironia alle stelle. E siamo arrivati così alla caratteristica fondamentale (del cinema di Rodriguez e) di questo lavoro: l'autoironia che sprigionano le - fin troppo frequenti - scene di sangue, lotta, ammazzamenti vari, che riducono l'essere umano ad una specie di manichino di carne e ossa destinato presto o tardi allo smembramento (il più feroce possibile, a quanto pare). Allo stesso modo, le scene di sesso (glissate, ma fondamentali: Machete si tromba tutte e quattro le bellezze del film, dettaglio che non sarà certo sfuggito a nessuno spettatore maschile) e certe iperboli (i centri letali a colpo secco con le armi da fuoco) e tamarrate (le auto dei messicani!) aiutano a sdrammatizzare un'opera che non ha alcuna intenzione di farsi prendere troppo sul serio: è solo cinema, esclusivamente invenzione, puro intrattenimento. Ma di quello fatto con tecnica, intelligenza e divertendosi per divertire il pubblico. 8/10.
Machete è un energumeno, ex federale messicano ridotto in clandestinità in Texas per sopravvivere. Ed ha un un conto in sospeso con il trafficante Torrez. Accetta suo malgrado di eliminare un senatore razzista, ma si tratta di una trappola: la gang che lo ha assoldato ha montato l'attentato per aumentare la popolarità del politico e Machete dovrà finire in galera come capro espiatorio. Machete chiaramente non ci sta: comincia da qui la sua lunga scia di vendetta.
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