Regia di George Nolfi vedi scheda film
A fine visione la domanda non può che sorgere spontanea: per raccontare l’ennesima storia d’amore, banale, scontata, prevedibile e classicamente vecchia nelle sue fondamenta narrative era proprio necessario scomodare il grande P.K. Dick?
Quale astrusa e incomprensibile logica spinge uno sceneggiatore a pescare nella vasta produzione del grande romanziere, maestro delle ossessioni e delle paranoie, Re incontrastato di una visione futuristica dominata dal controllo sociale e dalla realtà simulata, solo per ricondurre il tutto ad un basilare lui ama lei ma il destino dice che la cosa non si può fare?
Questa scelta dello sceneggiatore George Nofli (qui al suo esordio alla regia) mi ha davvero infastidito, usare la profondità del materiale di partenza, tratto dal racconto Adjustment Team (1954), privarlo del suo significato primario tenendo solo quei 2-3 elementi tanto per fare da cornice alla storiella di passione tra Matt Damon (giovane politico) e la bella Emily Blunt (ballerina con un grande futuro) non l’ho veramente digerito.
P.K. Dick viene saccheggiato da anni dall’industria cinematografica, ma sono veramente pochi i registi che sono riusciti a rendergli onore o perlomeno a mantenere viva l’essenza dei suoi scritti, Nofli ovviamente non rientra tra questi ma anzi si pone come uno di peggiori usurpatori del suo lavoro, I guardiani del destino (The adjustment bureau) è infatti un film che privilegia una scrittura elementare che punta chiaramente alle masse e si gioca tutte le sue carte su una vicenda sentimentale degna di una soap opera brasiliana.
Ma analizziamo con più attenzione questa “potente” storia d’amore, David Norris (Damon) è un rampante politico in piena ascesa, per puro caso incontra la bella Elise Sellas (Blunt) e tra i due scocca la scintilla magica, quella del vero amore, l’amore della vita.
Il problema è che secondo una misteriosa organizzazione, che si muove nell’ombra e che da secoli (a fasi alterne) controlla il flusso vitale degli umani, questa unione non ci deve essere, perché David è destinato a diventare presidente degli Stati Uniti e questo sarà possibile solo se lui rinuncerà alla bella Elise.
Questo almeno sostengono i Guardiani, è tutto scritto nel piano, un flusso di eventi già studiato e approvato da una enigmatica figura chiamata “il Presidente”, un destino già stabilito che vede i due amanti divisi per un bene superiore, ovviamente David non accetterà questa imposizione e si batterà per raggiungere il suo scopo.
E la cosa a ben vedere non sarà neanche troppo complicata, considerando che uno dei guardiani si addormenta mentre lavora (non riuscendo ad impedire il secondo incontro tra David ed Elise) e che gli altri a parte fare minacce di resettaggio del cervello non fanno che correre attraverso delle porte dimensionali arrivando però sempre in ritardo.
E’ proprio a questo punto, quando a metà film entra in scena Terence Stamp che interpreta uno dei Guardiani più temuti (tanto da guadagnarsi il soprannome de Il martello) che catechizza il povero David dicendogli che il loro controllo è garanzia del rispetto del piano, perché quando hanno lasciato libertà di scelta non ci sono state altro che guerre e morte e bla, bla bla; si, è proprio a questo punto che la risate scappa via involontaria, perché uno non può che domandarsi come diavolo hanno fatto a salvare il genere umano se non riescono neanche ad impedire l’incontro tra due persone.
Bah, forse sono troppo cattivo, pero è evidente che la sceneggiatura di Nofli fa acqua da tutte le parti e ignorando per un attimo il povero P.K. Dick (che vedendo un tale scempio si starà rivoltando nella tomba) resta il fatto che il film risulta veramente povero di contenuti e fin troppo esuberante nell’esposizione di una love story da fotoromanzo, poi per carità, c’è la professionalità degli attori, c’è una confezione tutto sommato dignitosa, c’è un discreto ritmo e una regia che riesce a chiudere il conto senza troppi danni.
Pero a tormentarmi è sempre la stessa domanda: perché disturbare il buon P.K. Dick per tirare fuori una roba del genere, perché?
La mia domanda non avrà mai risposta, tra l’altro il nome di Dick non era neanche in bella mostra sui manifesti al tempo dell’uscita del film, questo magari significa che si sono un po’ vergognati o che non volevano creare troppa confusione nella mente dello spettatore, non sia mai che qualcuno pensasse di andare a vedere un vero film di sci-fi, con un trama profonda che spinge a riflessioni sull’uomo e la sua natura; no, non scherziamo, I guardiani del destino è una love story, che sia ben chiaro a tutti!
Voto: 5
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