Regia di George Nolfi vedi scheda film
L’opera di Philip K. Dick, ripubblicata da Fanucci in I guardiani del destino e altri racconti (pp. 274, E 14), subisce un adattamento sia convenzionale sia anticonvenzionale. Come accade abitualmente ai protagonisti di Dick - in letteratura spesso ammogliati, frustrati e annoiati, contenti di sognare al massimo pecore elettriche - il cinema offre a David Norris (nel racconto Eddie Fletcher) un ringiovanimento e un’iniezione di speranze. Single, bello e innamorato, David è il golden boy della politica newyorchese: candidato sindaco, potrebbe diventare Presidente degli Stati Uniti. Così secondo i piani dei guardiani del destino, che come angeli sorvegliano gli eventi perché si avveri un disegno superiore. Curiosamente per una trasposizione hollywoodiana, sono espunti dal racconto gli elementi più spettacolari, rendendo più terra terra i poteri dei guardiani e più umano il confronto con loro. Se l’Eddie di Dick era terrorizzato e cercava di non farsi cancellare la memoria, David è invece pronto, per amore, a portare la sua sfida fino in cielo. George Nolfi, già sceneggiatore della serie di Jason Bourne e qui alla prima regia, dirige bene gli attori ma prende via via una piega New Age e quel che è peggio lo fa con verbosi spiegoni. Difetta insomma della rarissima e fiabesca leggerezza con cui Capra o Powell & Pressburger o i fratelli Coen sanno salvare persino un celestiale happy end.
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