Regia di George Nolfi vedi scheda film
Philip K. Dick ormai fa concorrenza a Shakespeare per come viene saccheggiato senza pietà dagli sceneggiatori di Hollywood.
Qui è la volta del suo racconto breve ,Squadra Riparazioni(The Adjustement Team), che da apologo sull'ineluttabilità del destino e sull'Uomo misera marionetta manovrata dai fili di un Gran Burattinaio, dopo una bella curetta Ludovico diventa una di quelle love stories hollywoodiane in cui quello che conta è far uscire contenta la gente dal cinema.
Non importa come,anche piazzando un finale praticamente senza spiegazioni dopo averci propinato per un centinaio di minuti che contro il Destino non si può fare nulla, che tu indossi il cappello o meno.
I guardiani del destino( ma poteva esssere intitolato anche Aprite Quella Porta) di George Nolfi è comunque un film che incita a vederlo fino alla fine, sempre che si ignori qualche grossa incongruenza . E poi è reso visivamente in modo molto suggestivo il senso del passaggio da un mondo, da un ambiente all'altro semplicemente passando attraverso una porta.
Anche l'inizio è parecchio efficace: fino a che non è spiegata nel dettaglio l'identità di questi sedicenti guardiani cappelluti la tensione regge e il senso d'alienazione del protagonista,David Norris, che si sente come l'ultimo sopravvissuto sulla faccia della terra ha una sua pregnanza.
Il problema è che David Norris dopo questo iniziale attimo di sbandamento si mette sistematicamente all'opera per cercare di buggerare questi guardiani del destino un pò distratti.
Tutto questo in nome dell'amore.
I guardiani del destino si riduce ben presto a un giocattolone tecnologico mascherato da fantascienza vintage, citazionista e derivativo che fa rimpiangere quello che poteva essere nelle mani di uno sceneggiatore più capace a sfumare meglio i personaggi:sono tutti monolitici ,pieni delle loro certezze( compreso il protagonista) mentre i guardiani sembrano una masnada indifferenziata in cui si distingue un guardiano "buono" che è la molla che fa scaturire la ribellione al disegno preordinato.
Purtroppo le invenzioni visive e una Manhattan ingrigita non bastano da sole per fare un buon film :in questo caso possono giustificare la visione(come anche una bellissima Emily Blunt con quel suo strabismo di Venere appena accennato che la rende ancora più sexy).
Però d'ora in avanti durante le partite terrò sempre aperta la porta dello stanzino dietro la televisione.
E ci darò spesso anche un'occhiata.
Dovesse succedere che mi ritrovo in una poltronissima della Monte Mario....
la regia non è il massimo
classico Big Jim hollywoodiano
molto bella
non l'ho neanche notato
parte da supercattivo
incolore
anodino
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