Regia di George Nolfi vedi scheda film
Philip K.Dick è fonte di inquietudini e visioni future rivestite di un umanesimo incline a forti riflessi pessimistici,ma infine sempre speranzoso che il fattore umano riesca a sovvertire le leggi di una società tendente a sopprimere sentimenti e sensazioni.Il cinema,negli ultimi trent'anni,ha visitato sovente l'opera di questo scrittore particolare,e lo sceneggiatore della saga di Jason Bourne ha scelto di esordire dietro la macchina da presa adattando un racconto dell'autore di "Total recall",in cui si immagina che esista una forma di controllo sulle vite delle persone tramite agenti clandestini che impongono cambiamenti di percorso,annullamenti di incontri e linee comportamentali prescritte.A farne le spese è il giovane politico Matt Damon,che incontra una bella ragazza aspirante prima ballerina,continuamente sequestrato e contattato da questi misteriosi personaggi che a tutti i costi lo esortano a dimenticare la donna per non modificare un disegno organizzato che sconvolgerebbe non solo le loro vite:a ben guardare,Dick è forse uno dei maggiori credenti nella potenza dell'Amore,che tira fuori le migliori risorse degli umani e li spinge a non accettare cupi indirizzamenti per le loro esistenze,perchè come il Rick Deckard di "Blade runner",anche il protagonista de "I guardiani del destino" escogita ogni maniera di inseguire i propri sentimenti senza rispettare i voleri disincantati e cinici di pragmatici potenti. Peccato che al film manchi nerbo,che la narrazione tenda al prolisso e che scarseggi l'emozione,pur essendo appunto la tematica di base la capacità dell'Uomo a scegliere la ricerca dell'Amore vero come reale aspirazione a far sì che la sua vita sia diversa da come la sorte o lo scorrere del tempo lo costringa ad accettare supino quel che avviene. Damon e Blunt sono professionali e compìti,e si adeguano,senza dar via ad interpretazioni sentite,alla freddezza dell'insieme.
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