Regia di Alexandre Aja vedi scheda film
Una cosa è bene dirla subito. Questo non è un film per tutti. For aficionados only. Credo che che il pubblico che correrà a vederlo sarà sostanzialmente di due tipi. Gli esperti e cultori di pellicole di questo tipo, che cercano sensazioni forti ed amano performance sopra le righe. E poi i pischelli che affollano le multisale all'ultima proiezione del sabato sera, desiderosi di esprimere la propria profonda personalità attraverso rutti e grugniti. Queste ultime considerazioni, unitamente al divieto ai minori di 14 anni, mi inducono a supporre che il film non potrà andare oltre una certa soglia quanto ad incassi al botteghino. Ma, al di là delle considerazioni commerciali, qual è il valore di questo film? Se lo si guarda con l'occhio disincantato del fan di cinema di genere, con l'attitudine alla trasgressione (benchè di grana grossa), e con l'inclinazione a qualcosa di furiosamente oltre le righe, beh, allora ci si può anche divertire come pazzi. Ma qui bisogna intendersi su di un punto. Questo genere di cinema nasce da un "humus" socioculturale prettamente americano che può far parte (anzi FA parte) del nostro immaginario, ma che è di fatto assai distante dalla nostra visione europea (fermo restando che ci sono molti europei che "vogliono fà gli americani" così come esistono anche alcuni americani -molti di meno ma ci sono anche quelli- che sentono il bisogno di avvicinarsi alla cultura europea). E' un discorso complesso, ma posso provarci, partendo da un esempio. Io credo che solo ad un giovane pischello americano come il protagonista del film possa capitare di associare nei suoi riferimenti Lou Reed e i Radiohead (se ne vedono chiaramente i poster appesi nella cameretta) ai concorsi di Miss Maglietta Bagnata!! Noi Lou Reed lo associamo (che so) a Wim Wenders o a Andy Warhol, ma non certo alle mignottelle porno-soft che sculettano non-stop per tutto il film. Ecco, diciamo che esiste tutta una percezione giovanilistica nella cultura rock'n'roll americana che io ritengo sia legata molto più all'acne giovanile e all'esplosione ormonale piuttosto che alle scelte di un contesto politico o sociale. Premesso che la mia conoscenza di "cose americane" è solo indiretta, l'idea che mi sono fatto è che i giovani americani dei college vivano il momento magico della loro adolescenza operando una distinzione molto "di pelle" tra ciò che è "libertà" e ciò che invece è "sistema degli adulti". E in questo sentimento di ribellione ci sta di tutto, dal rock'n'roll e il punk alla fica, dalla ganja alle cheerleader, dalle sbronze di birra al porno. Tutto quanto fa "giovane" e fa "no limits". E dietro non c'è nessuna (nessuna!) consapevolezza politica. Quest'assenza non è di poco conto, perchè fa tristemente sì che quasi tutti quei ragazzi, una volta usciti dal college e diventati adulti, indosseranno giacca e cravatta e voteranno repubblicano. E, se permettete, è per questo che sono fiero d'essere europeo. Chiedo scusa per questa digressione, ma mi pareva necessaria se si vuole capire il "brodo culturale" in cui nasce e si sviluppa il mondo giovanile che vediamo "sculettare" per i 90 minuti di questo film. A nessuno venga però in mente di pensare che io abbia visto il film con atteggiamento snob o "di sufficienza". No. Però ho fatto un'altra cosa, che consiglio a tutti prima di entrare in sala: ho spento il cervello, ho staccato la spina. Se uno osserva con troppa severità lo scenario antropologico che anima il film, ne esce costernato, dato il campionario di minchionerie che lo pervade. Ma se uno inquadra lo sfondo con l'occhio disincantato di chi vuole solo trastullarsi con un cinema "esagerato", beh allora il divertimento è assicurato. Superato il fastidio per l'incontro con una umanità un pò sciocchina e un pò balorda, una volta che si entra nell'ingranaggio, è come salire su una giostra: ti fai prendere dall'ebbrezza, ti ubriachi e allora smetti di pensare e godi di tutto ciò che vedi: arti maciullati, tette e culi che col 3d sembra che ti si struscino addosso (wow), ma soprattutto un tripudio di sangue e di corpi straziati, in una girandola talmente surreale e sopra le righe che ti dimentichi l'orrore e ti diverti come un bambino che si ammazza dalle risate vedendo le mosse buffe di un clown. Appunto. Questo è: un Circo Barnum dell'orrore, vorticoso, accelerato, debordante e -soprattutto- demenziale. Va detto che il regista non è un "signor nessuno", ma bensì il francese Alexandre Aja, cineasta già piuttosto "blasonato", titolare di un pugno di pellicole horror molto riuscite e di notevole spessore. Potremmo quasi affermare, se guardiamo alla "leggerezza" di questa sua ultima creatura, che Aja si è preso una vacanza, scegliendo di realizzare un prodotto giovanile, fresco, disimpegnato, molto vicino a quello che usualmente si definisce un "teen horror movie", per il quale egli si è messo a disposizione (magari sacrificando un pò del suo stile personale) dei produttori americani che gli hanno commissionato e finanziato l'opera. La vicenda, in fondo, è l'ultima cosa, prevedibile nel ricalcare gli schemi di questo genere di cinema. Negli abissi marini sono sopravvissuti per secoli i terribili pesci carnivori che ora, a causa di farneticanti sommovimenti geologici sui quali è meglio sorvolare, sono tornati belli vispi ad azzannare le chiappe dei giovanotti che ballano la techno sule spiagge dell'Arizona. Ma un ragazzino con l'aria da piccolo nerd, insieme alla madre sceriffa, salveranno il mondo. O meglio, crederanno di averlo salvato, perchè all'ultimo secondo c'è un colpo di coda che rimette tutto in discussione. Il cast è decisamente trascurabile, il protagonista poi manco a parlarne. Però c'è una cosa che per i cinefili è sfiziosa assai, vale a dire i camei cha vanno dal "toh chi si rivede" alle sorprese che non t'aspetti. Per esempio nei panni di due bonazze "generose", troviamo due celebrità che chi smanetta in territorio porno conosce molto bene: Ashlynn Brooke e soprattutto la sontuosa Gianna "poppe" Michaels. Poi, ancora, tre vecchie glorie di Hollywood che gli amanti del cinema saluteranno con affetto: Ving Rhames, Richard Dreyfuss, Cristopher Lloyd. Nella parte di un emerito cazzone ritroviamo uno dei più gran cazzoni di Hollywood, Jerry O'Connell, e infatti il ruolo gli calza a pennello. E per ultimo il mio "amico" Eli Roth, un cineasta/attore che mi sta troppo simpatico, perchè è spiritosissimo e gli capita ogni tanto di fare queste comparsate caricaturali da stronzo, mentre il realtà lui è un ragazzone innamorato perso del Cinema come un bambino, un "amateur" come il suo grande amico Tarantino. Io ho finito. Ma voglio ricordare le istruzioni per l'uso. Se dimenticate di staccare il cervello e depositarlo alla cassa del cinema, rischiate di scappare fuori dalla sala dopo i primi 15 minuti. Ma se state al gioco e vi adeguate all'andazzo (soprattutto nella concitata e travolgente ultima mezz'ora) è probabile che vi divertiate come dei bambini a cui hanno appena regalato un bel giocattolo nuovo. Fermo restando che il Cinema che ho nel cuore dimora in ben altri territori.
Voto: 7 +
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