Regia di Rodrigo Cortés vedi scheda film
Se non sei Hitchcock (Prigionieri dell'oceano), Zemeckis (Cast away) o Boyle (127 ore), è meglio se lasci perdere. Altrimenti rischi di ripetere le figuracce di Angelo Orlando (Barbara) e Michael Greenspan (Wrecked). Con un film ultra-low-budget, Cortés esordisce alla regia mettendo in scena un solo attore, chiuso all'interno di una bara e sepolto a un metro da terra. Con lui un accentino, una matita e un telefono cellulare. Il primo terzo di film se ne va tra telefonate e strepiti (comprensibilmente) isterici. Il resto è tutta una trattativa con l'organizzazione militare americana (l'uomo è un autotrasportatore catturato in terra irachena) e con un terrorista che pretende un suo video per poterlo liberare. Ryan Reynolds fa sbrillucciare la dentatura da pubblicità Colgate all'interno del'ambientazione claustrofobica, ma gli riesce soltanto quello. Il resto è un'ora e mezza di noia mortale e retorica a gogò.
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