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The American

Regia di Anton Corbijn vedi scheda film

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La recensione su The American

di supadany
2 stelle

Ultimamente l’Italia non porta molta fortuna alle produzioni internazionali che la scelgono come ambientazione alle proprie storie (vedi per esempio l’ultimo Woody Allen), così il talentuoso Anton Corbijn affonda realizzando un film che da qualunque lato lo volti non offre niente di buono.

Siamo infatti nei territori dello scult in piena regola, dove lo spunto autoriale annaspa regalando strafalcioni tecnici, estetici, ma soprattutto nell’attendibilità della storia.

Jack (George Clooney) è un killer di professione che si nasconde in un paese dell’Abruzzo, dopo che una missione in Svezia è finita nel sangue.

Qui conosce la bella, e procace, Clara (una sensuale e disinibita Violante Placido), ma intanto fiuta il pericolo, proprio mentre è pronto per appendere definitivamente il fucile al chiodo.

D’altronde da certi ambienti è sempre molto complicato uscire.

 

 

Parte bene questo film che si autocelebra sul nulla (o quasi), con il triplice omicidio in terra svedese, ma ben presto ci si accorge che è solo un fuoco di paglia.

Infatti si procede stentatamente, lunghi silenzi che sanno di volontà autoriale, ma che male si combinano con i dialoghi (a tratti dannosissimi, vedi il rapporto col prete) e le situazioni a seguire, quest’ultime spesso irricevibili (vedi l’inseguimento di Jack in vespa nei confronti del killer in macchina, ma come è possibile vada a buon fine?), a volte semplicemente scult (la breve apparizione di Filippo Timi nelle vesti di un meccanico).

Peccato per il territorio abruzzese scelto (non a caso), ripetutamente chiamato ad ergersi a riempitivo della desolazione del racconto, mostrato grazie a campi lunghi quando il “nostro” si sposta da un paesino all’altro.

Anche George Clooney non è affatto credibile nei panni del killer americano che quatto quatto si nasconde in un paesino sperduto (non tanto per colpa sua quanto per la sua immagine pubblica), così come poi la versione italiana del film si presenta in maniera ridicola con i sottotitoli in inglese che compaiono quando parlano alcuni personaggi italiani (incomprensibile, ovvio che nella versione in inglese la cosa ha un senso, in quella in italiano però no), in più alterando i significati delle frasi (sentire una frase in italiano con il sottotitolo in inglese che dice che capisce l’italiano come se parlasse in inglese non ha prezzo, dilettanti allo sbaraglio) .

In questo scenario cala il sipario con un finale a cui non puoi credere, senza il minimo pathos (anticipato giusto da un prefinale non del tutto da cestinare), che ti fa pensare che subito dopo deve accadere ancora qualcosa.

Invece no, dopo 98 minuti il film termina, la sensazione è quella di aver visto un propotto completamente sbagliato con pochissime cose da salvare e tantissime (quasi tutte) da cestinare senza troppi dubbi.

Molto mediocre. 

 

Anton Corbijn

Un disastro, a parte qualche breva sequenza (vedi l'inizio e il prefinale) non ne imbrocca mezza nemmeno per sbaglio.

George Clooney

Poco credibile nella parte, ci prova in tutti i modi, ma si vede come la situazione lo mette un pò a disagio (lunghi silenzi seguiti da dialoghi risibili non fanno per lui).

Violante Placido

Si da al 100% (e pure di più), purtroppo è sfortunata perchè è capitata nel posto sbagliato nel momento sbagliato, per cui più di così non poteva proprio fare.

Paolo Bonacelli

Ruolo davvero scult quello del suo prete che si interfaccia con Jack.

Per questo è protagonista di alcuni momenti davvero da dimenticare alla veloce.

Filippo Timi

Piccolissima parte, ma comunque scialba.

Vorrei capire per quale motivo si è prestato alla causa, visto che il ruolo non può comunque, almeno per spazio, farlo conoscere in giro per il mondo (poi visto il film che ne è uscito tanto meno).

Irina Björklund

Non dura molto ...

Johan Leysen

C'è di meglio in giro.

Thekla Reuten

C'è, ma non si fa notare molto.

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