Regia di Mauro Bolognini vedi scheda film
A mio parere il miglior film di Bolognini, troppo spesso accusato ingiustamente di avere badato troppo alle ricostruzioni ambientali ed alle scenografie, piuttosto che ai contesti storico-politici. Mi sembra l’ora di abbandonare questi pregiudizi aristarchiani (mi riferisco agli intellettuali di stampo marxista che, dopo la guerra, hanno dominato il campo della critica cinematografica per una trentina d’anni), anche perché il versante politico e sociale del romanzo di Pratolini è abbondantemente coltivato dal regista pistoiese. E del resto, il mostrare anche i momenti privati di un personaggio corrisponde a descrivere la vita: forse che persone come Marx e Lenin non hanno avuto una propria famiglia, dei figli e magari delle amanti? Forse, troppo spesso i personaggi del film si trovano a passare dai luoghi “canonici” di Firenze (Piazza della Signoria, i lungarni…), ma si tratta di un peccato veniale in un film che comincia e finisce lungo il perimetro del carcere delle Murate, dove spesso andavano a finire persone qualunque, che combattevano per un mondo migliore anche per gli umili lavoratori. Anche prima del Fascismo, l’Italia non era un paradiso. Buona la prova di Massimo Ranieri, affiancato da uno stuolo di ottimi comprimari (la Piccolo, la Aumont, Colizzi, Diberti, Wolff, Gaipa, Montagnani).
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