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Largo Winch

Regia di Jérôme Salle vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Largo Winch

di alan smithee
4 stelle

Largo Winch nasce come fumetto, di natali belgi (pero' 'sti Belgi, sono quattro gatti, ma intanto inventano Tin Tin, genialata adrenalinica della mia infanzia televisiva e poi ci riprovano con l'action/thriller che caratterizza questo fumetto, che però non conosco e su cui non mi pronuncio, almeno per quanto riguarda la carta disegnata); pubblicazione di un certo successo leggevo tra l’altro, non certo da noi, ma almeno nel Centro-Nord Europa.
La vicenda spionistica, sostenuta da un ritmo innegabilmente brillante un po' fine a se stesso, e' incentrata sulla lotta per ristabilire la verita' e il riscatto da parte del giovane erede “adottivo” di un magnate di un impero finanziario/industriale(e' Miki Manlojvich, noto attore "kusturicano") ucciso annegato ad inizio film da un’organizzazione criminale che trova tra i suoi ispiratori gli stessi uomini (e donne) al vertice della dirigenza aziendale da lui guidata.
L'intrigo ben si adatta ad un action movie di produzione e cuore europei, ma con un budget comunque di un certo rilievo per un prodotto da consumo veloce che strizza l’occhio al film d’azione e di cassetta americani, come pure ai film di James Bond e dei suoi cuginetti minori ma non meno agguerriti Jason Bourne e Jack Ryan.
Il complotto per tener fuori dai giochi di potere il figlio ribelle (oltre che adottivo) del miliardario ucciso ha pure un suo svolgimento rutilante, ambientazioni suggestive talvolta esotiche (Hong Kong, Macao), talvolta partenopee (Castellamare del Golfo e Marettimo), oltre che Malta e la Serbia, nonchè alcuni interpreti noti e generalmente poco frequentatori del genere caciarone che qui li occupa (penso a Kristin Scott Thomas, gran cattiva, arcigna da manuale, come pure a Melanie Thierry, mercenaria dal cuore d’oro, come soprattutto l’attore di origine teatrale Steven Waddington, qui impegnato in un ruolo certamente piu’ impegnativo fisicamente che intellettualmente).
Quello che francamente viene a mancare, al di là di una eventuale verosimiglianza fisica al personaggio disegnato (eventuale e non giudicabile da me, che come gia' accennato non conosco il fumetto da cui e’ tratto) e’ un minimo appeal da parte del protagonista, l’anonimo Tom Sisley, musone e mono-espressivo che non riesce mai minimamente a rendersi trascinante, attraente o quantomeno simpatico come i modelli a cui il film (o meglio la saga, se riuscira’ a proseguire al secondo episodio gia’ uscito sul mercato) cerca strenuamente quanto inutilmente di ispirarsi. Null'altro da segnalare, certamente non in senso positivo.

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