Regia di Roberto Rossellini vedi scheda film
“Non si può mica vivere senza Rossellini”, sentenziava un personaggio di PRIMA DI RIVOLUZIONE di Bernardo Bertolucci riferendosi ai capolavori del neorealismo. E non si può restare indifferenti dinanzi al progetto enciclopedico concepito e realizzato da L’ETA’ DEL FERRO in poi. Un progetto didattico con l’obiettivo non semplice, e purtroppo dilapidato dalla concorrenza della tivù commerciale, di debellare l’ignoranza propria e altrui facendo conoscere la storia del pensiero umano. Un progetto utopista ideato da un autentico utopista. In questa personale linea del tempo non poteva mancare un film da dedicare alla figura di Gesù, anzi del messia.
Fin dal titolo una distinzione importante, colui che venne indicato come il messia invocato dai profeti per guidare le genti d’Israele e soddisfare la loro giustizia di potere. Dopo aver sopportato re dispotici, sanguinari, prevalentemente portati alla guerra, una figura che portasse pace e al contempo ribellione civile era tanto attesa. Anche se “il vero re è l’eterno”. Rossellini decide di assumere un rapporto razionale con i Vangeli, li segue alla lettera interpretandoli e rappresentandoli col suo stile documentarista, con la nuova scrittura filmica inaugurata un decennio prima, forse già con L’INDIA VISTA DA ROSSELLINI del ’58. Egli infatti poco prima delle riprese auspicava: “…nella mia intenzione dovrebbe essere un’opera utile a noi uomini moderni, lacerati, obnubilati, dimentichi, smarriti. Nell’affanno che ci opprime ricerchiamo tumultuosamente idee, ideologie, credenze e fedi. Nell’ansia, l’inquietudine e la confusione che si sono diffuse potrà essere illuminante per molti la rilettura attenta ai Vangeli…”. Un approccio laico sulla carta che trasuda spiritualità e aderenza al messaggio di Cristo. La sua figura è rappresentata e filmata sempre con altri interlocutori: la “plebaglia” come la definiscono i Farisei, i discepoli, familiari. Egli (il messia) non appare mai in solitaria, allo stesso tempo le sue parole non hanno toni dottrinari, parole e azioni vengono espressi all'unisono, un Gesù spesso indaffarato a fare qualcosa o aiutare qualcuno. Rossellini, inoltre, decide di togliere ogni patina prodigiosa ai miracoli, ci mostra i pesci pescati e non la pesca, i pani moltiplicati e non la moltiplicazione e nel bellissimo finale Maria che corre verso il sepolcro vuoto, alza gli occhi e le braccia al cielo, le nuvole. Il regno di Dio (o dei cieli) è interiorità, amore, libertà. Come si è scritto altrove, e meglio, è un apologo sul potere in cui il messia è un povero tra i poveri che porta saggezza e speranza là dove c’è solo arroganza e crudeltà (ben evidenziata da Erode il Grande, Erodiade e i Farisei), incertezza e debolezza mascherata dal titolo in Erode Antipa e Pilato. Vengono in mente le parole di Socrate quando diceva che: “Esprimere la saggezza in un mondo che la rifiuta diventa colpa” e si possono parafrasare alla parabola del nazareno.
IL MESSIA, anche dal punto di vista figurativo, è splendido, con ottime ricostruzioni naturali della Galilea. Tecnicamente è coerente con i toni sobri e discreti del messaggio e stile rosselliniano, i costumi di Marcella De Marchis, la fotografia di Mario Montuori, le musiche essenziali e delicate di Mario Nascimbene. Nel cast attori professionisti e non si mescolano in modo omogeneo: il Cristo di Piermaria Rossi doppiato da Enrico Maria Salerno e Maria dal bellissimo volto di Mita Ungaro; Vittorio Caprioli, Toni Ucci e Jean Martin in ruoli importanti, anch’essi doppiati; piccoli ruoli per Renato Scarpa, Tina Aumont e Flora Carabella.
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