Regia di Roberto Rossellini vedi scheda film
Un ritratto del personaggio partendo dalle sue parole: come per i precedenti lavori su Cartesio, Socrate o Pascal, Rossellini 'interpreta' la Storia (o quantomeno la storia della cultura dell'umanità) attraverso gli scritti e i discorsi che nel tempo sono rimasti. Il vangelo cui questo Messia fa maggiormente riferimento è quello di Marco; Gesù fa proseliti con parabole e prediche basate su concetti di profonda morale come carità, perdono, fratellanza. Inevitabilmente è la dimensione verbale, quella della pellicola, che arriva peraltro a sfiorare le due ore e mezza di durata. Nel cast ci sono molte comparsate - più o meno - celebri (Vittorio Caprioli, Tina Aumont, Toni Ucci, Renato Scarpa, Jean Martin) ed il ruolo del protagonista è riservato a Pier Maria Rossi, che non lascia particolarmente il segno e in effetti non troverà fortuna nel cinema; curiosamente per il personaggio di Cristo, l'attore ed il doppiatore sono accomunati dallo stesso secondo nome: la voce è infatti quella di Enrico Maria Salerno. La curiosità si eleva al quadrato considerando inoltre che Salerno doppiava il medesimo personaggio nel Vangelo secondo Matteo di Pasolini (1964). Messa in scena piuttosto scarna, poco più che teatrale, ad assecondare le teorie rosselliniane per un cinema didattico, alla larga dalla spettacolarizzazione ed incentrato sul messaggio. E' l'ultimo film del regista e significativamente si chiude sulla resurrezione di Gesù. 6/10.
Gesù conquista la fiducia del popolo ebraico con le sue prediche e parabole.
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