Regia di F.W. Murnau vedi scheda film
Un impiegatuccio comunale, illuso dai giudizi prematuramente entusiasti di un letterato sulle sue poesie e folgorato dall’incontro casuale con una bella ragazza di famiglia altolocata, si monta la testa: chiede una forte somma in prestito alla zia usuraia, che ha un debole per lui, e poi non sa come restituirla. È lo schema che si ripresenterà, scarnificato, in Aurora: la tentazione per una donna, o meglio per una vita diversa dall’ordinario, e il suo successivo superamento; è insomma la storia di una rinascita morale, che qui viene raccontata in flashback dallo stesso protagonista, ormai rinsavito e convalescente. Ma colpisce il modo in cui questo schema viene rimpolpato da una ricca galleria di personaggi, ognuno con una propria interiorità: la sorella, che se ne va di casa per fare la mondana e poi se ne pente; la madre, derelitta custode di un focolare spento; la figlia del letterato, che ama in silenzio l’aspirante poeta; il mantenuto della zia, deciso a sfruttare la gallina dalle uova d’oro; la sosia della ragazza, sfuggente e ambigua. Va infine segnalata la confezione smagliante, con le scene caratterizzate da sfondi di diversi colori.
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