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La messa è finita

Regia di Nanni Moretti vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La messa è finita

di jonas
10 stelle

A suo tempo, almeno negli ambienti che frequentavo, questo film veniva generalmente letto come un’analisi della crisi di vocazioni sacerdotali; ma qui il prete è solo una figura emblematica, rappresenta colui che dovrebbe avere le risposte a tutte le domande. È il ritornello che don Giulio si sente ripetere in continuazione: dal padre fintamente svagato (“Stavo pensando all’amore universale: esisterà veramente? Voi preti cosa ne pensate?”), dal libraio che lo invita ad andare a visitare il comune amico in carcere (“Perché proprio io?” “Come, perché? Perché tu sei prete”), dall’avvocato di quest’ultimo (“Deve venire come teste della difesa al processo: dica quello che vuole, un amico prete fa sempre una buona impressione”). Tutto intorno è uno sfacelo: in famiglia, il padre va a convivere con una ragazza molto più giovane, la sorella vorrebbe abortire, la madre si suicida; fra gli amici di un tempo, Saverio si è ritirato dalla vita per un amore finito, Gianni rimorchia marchettari, Cesare si è convertito, Andrea è diventato un terrorista; l’ex parroco ha buttato la tonaca alle ortiche. Don Giulio non è capace di dare una risposta a nessuno di loro, non sa neanche offrire il semplice conforto di una parola a chi viene a confessarsi da lui, non riesce a combinare nulla di nulla: l’unica soluzione onesta che trova è la fuga. Moretti, che per la prima volta non ha i baffi e non si chiama Michele, mantiene al proprio personaggio l’infantile intransigenza con effetti ora comici (“Non litigate: a voi non lo permetto. Dagli altri accetto tutto, qui no: se io vengo qui voglio trovare pace, armonia, felicità”) ora tragici (“Perché l’hai fatto? Ora chi ci pensa a me?”), non rinuncia alle canzoni (Ritornerai di Lauzi, Sei bellissima della Bertè, I treni di Tozeur di Battiato) e alle citazioni letterarie (Gli uomini vuoti di Eliot, il primo canto del Paradiso dantesco) e firma il suo capolavoro: un film serrato e implacabile, che ha fatto capire a me ventenne che tutta la buona volontà del mondo può anche non bastare ma che è sempre possibile sviluppare robusti anticorpi.

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