Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
"Non ti perdonerò mai", dice don Giulio alla madre suicida; e quando la sorella gli comunica l'intenzione di abortire, la minaccia apertamente di morte. Non è la classica figura del prete 'progressista', è anzi piuttosto 'anticonformista' e confuso per quanto riguarda le cose materiali, del mondo terreno; è un Moretti che, al suo quinto film, si fa serioso ed esistenziale, un po' meno impassibile del solito nell'osservare la decadenza (qui non solo dei costumi e della cultura, ma proprio della vita in sè) attorno a lui. Non c'è nessuna pietà per don Giulio (brutalmente pestato per un posteggio), solamente responsabilità e richieste di favori, sempre sulla presupponente base secondo cui un prete deve perdonare, comprendere, fare per forza del bene anche quando pare essere la cosa più scomoda e difficile da fare; così per il protagonista de La messa è finita, sconfortato e realista, non è. Ciò che non funziona è la lentezza del film, che male si accosta alla recitazione indolente di Moretti e degli attori da lui diretti (voluta, ma non per forza azzeccata); il catastrofismo può parere eccessivo, ma è funzionale all'arrendevole - disfattista? - morale del film, che come è ovvio per Moretti è profondamente intellettuale ("sono stato un uomo fortunato, ma qui non ci posso più stare: per voi mi sono reso conto che non posso fare più nulla. ho provato, ma non ce l'ho fatta").
Un prete giovane ed anticonformista viene trasferito ad una parrocchia vicino casa. Dopo anni ritrova famiglia e amici, ma tutto pare cambiato in peggio: il padre va a vivere con una donna di trent'anni più giovane, la madre si suicida, la sorella vuole abortire; gli amici sono invischiati in storie di terrorismo, solitudine, omosessualità. La parrocchia intanto è quasi deserta ed il sacerdote comincia a spazientirsi.
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