Regia di George Hickenlooper vedi scheda film
Film che trae la sua linfa, fin troppo vitale, da fatti realmente capitati (e chissà quante volte) che vedono protagonista tal Jack Abramoff, uomo d’affari al centro di un clamoroso caso di corruzione.
Panorama molto vivace, probabilmente una mano più scaltra però avrebbe impressionato maggiormente i lati più tenebrosi.
Assieme al socio Michael Scanlon (Barry Pepper), il lobbista Jack Abramoff (Kevin Spacey), utilizza le sue altolocate amicizie per arricchirsi in ogni modo.
Quando i due si fanno aiutare da un uomo malavitoso (Jon Lovitz) perdono il controllo della situazione, ma non la sicurezza di salvarsi le penne, tra casinò indiani ed un omicidio non calcolato.
Il cerchio si stringe, loro le provano tutte per farla franca, cadendo sempre più in basso.
Storie vere come questa danno un profondo fastidio, ma meritano la loro pagina cinematografica che in qualche modo possa ricordarli nel tempo anche a chi ha la memoria corta (e per sempre).
Tutto alla faccia dei codici etici e morali, l’unica cosa che conta è fare vagonate di dollari, pur stando sempre nell’occhio del ciclone e dell’attenzione che col tempo finisce per prenderli di mira.
Un ego, quello di Jack, fuori scala, tra truffe e frodi, tutto senza limiti, non ci si fa mancare proprio nulla.
Il film ammucchia, in successione calcolata, ma non si ferma troppo sui diversi abissi che tocca, a dire il vero veramente tanti, ma sceglie un profilo leggero che aiuta l’irritazione, ma che fa sembrare tutto un gioco funesto (ed in fondo per i protagonisti di questo si è trattato).
George Hickenlooper racconta con passo svelto (troppo?) le storture ampiamente sfruttate del sistema economico degli States (e non solo, in fondo è un esempio ahinoi universale) con l’impatto delle lobby, sfruttando un personaggio iconico di queste losche abitudini.
Non manca il ritmo e Kevin Spacey è l’interprete più adeguato alla causa su piazza, scaltro e spregiudicato, con quelle espressioni di chi ha sempre una soluzione pronta per provare ad uscirne in qualche modo.
Sorprendente Jon Lovitz, mentre Barry Pepper è una spalla più che appropriata.
Un film interessante per il soggetto ed anche per la scelta di interpretazione, che non si ferma mai un attimo anche quando forse un peso da novanta occorreva per evidenziare meglio alcuni passaggi.
Qualità a parte, comunque tutt’altro che disprezzabile, storia che comunque merita di essere vista.
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