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Mery per sempre

Regia di Marco Risi vedi scheda film

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La recensione su Mery per sempre

di mm40
8 stelle

Il professor Terzi non è una spina nel fianco del sistema per scelta: lo è per natura; non è un sovvertitore dell'ordine, un anarchico, una scheggia impazzita: è un uomo semplice e di principi ordinari, in lotta contro una mentalità perversa in cui la logica ha abbandonato da tempo il campo. All'interno del carcere di Malaspina vige la legge del più forte: i carcerati deboli lasciano il passo a quelli più violenti, che a loro volta insaccano le botte dei secondini senza lamentarsene; e i secondini eseguono gli ordini del direttore; all'interno di una gerarchia tanto stretta e ferrea non c'è alcuno spazio per il professore che pretende di insegnare la civiltà, il rispetto delle regole, la solidarietà ai detenuti: tutti valori umani fondamentali, ma lì dentro di umano rimane ben poco. Marco Risi scopre il cinema 'impegnato' nel precedente Soldati 365 all'alba, dopo essersi piegato a tre regie consecutive di Jerry Calà. La differenza da un mestierante 'vanzinesco' è evidente: a questo Mery per sempre non mancano le mezzetinte, anzi è composto essenzialmente di quelle: sentimenti contrastanti, stati d'animo intensi, rapporti di forza mai perfettamente risolti e, su tutto, un cast per lo più composto da non professionisti dalle facce azzeccatissime, che offrono una prestazione eccezionale in un carosello di disperata violenza quotidiana (soggetto di Aurelio Grimaldi, sceneggiatura di Rulli-Petraglia). Le vite dei detenuti torneranno ad essere raccontate, senza sfigurare peraltro, in Ragazzi fuori, l'anno seguente.

Sulla trama

Un professore di lettere accetta di andare ad insegnare nel carcere di Malaspina, a Palermo. I ragazzi sono intrattabili, ma lui rimane calmo e cerca di farli riflettere per fare in modo che siano loro stessi a migliorare le proprie condizioni di vita. Oltre a non avere vita facile con i detenuti, il professore si ritroverà contro tutto il sistema carcerario, dal direttore ai secondini.

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