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Mery per sempre

Regia di Marco Risi vedi scheda film

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La recensione su Mery per sempre

di LorCio
8 stelle

L’insegnante Marco Terzi accetta l’ingrato compito di docente nel riformatorio Malaspina di Palermo. Qui sperimenta il suo metodo antiautoritario e democratico, scoprendo nei ragazzi devianti e sbandati la dimensione della dignità: in particolare impara a conoscere il capobanda Natale, orfano di padre ucciso dalla mafia; Pietro, giovane delinquentello che entra ed esce dal riformatorio; e Mario, o Mery, travestito ed effeminato, che lo turberà profondamente. Primo film serio e disturbante del figlio d’arte Marco Risi, dopo tre trascurabili commedie con Jerry Calà e la notevole commedia drammatica Soldati 365 all’alba in cui s’annidava già il problema che muove Mery per sempre: la maturazione in un contesto problematico. Primo film che entra nelle mura soffocanti e cattive del carcere minorile, tratto dal libro omonimo di Aurelio Grimaldi, è uno straziante e duro pugno nello stomaco, necessario come un’inchiesta giornalistica condotta con intelligenza, giusto come una buona azione, scomodo come una realtà a cui non si vuole credere. I secondini che pestano il ragazzo che ha appena violentato una collaboratrice del carcere, rispondendo violenza alla violenza, stanno lì proprio a significare l’urgenza e l’angoscia del film. Stefano Rulli e Sandro Petraglia fanno il loro col solito corretto lavoro di coinvolgimento, partecipazione ed empatia con un pubblico disponibile al trauma, ma vanno evidenziati il serrato montaggio di Claudio Di Mauro, le scarne scenografie di Massimo Spano, l’appassionato commento musicale di Giancarlo Bigazzi. Michele Placido in stato di grazia che lavora di sottrazione, a cui reggono degnamente lo strascico il fiero e dolente Francesco Benigno, il complesso e rapace Claudio Amendola e lo straordinario (straordinaria) Alessandro Di Sanzo in un ruolo memorabile. Ha un ideale seguito nel meno risolto Ragazzi fuori, che conserva buona parte della iconica galleria di facce.

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