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Mery per sempre

Regia di Marco Risi vedi scheda film

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La recensione su Mery per sempre

di ilpanda
7 stelle

Tratto da un romanzo di Aurelio Grimaldi, scrittore e regista di lunga carriera molto legato ai riti, ai personaggi e agli ambienti della sua Terra, la Sicilia (non è però accreditato tra gli sceneggiatori). La materia narrativa è senz’altro ottima. Tutto il resto lo fa Marco Risi, anche lui regista dalla nutrita filmografia, che firma probabilmente qui il suo film “cult”.

 

A seguito di una rapina finita male il quattordicenne Claudio finisce al Rosaspina, un istituto di rieducazione minorile. L’unico professore che accetta il ruolo di maestro di quarta elementare in una classe composta di otto ragazzi, è Marco Terzi, che si trova inizialmente a scontrarsi con loro. C’è Antonino, che si è sposato perché ha messo incinta la sua ragazza e sta per diventare padre, il ribelle Natale, condannato per omicidio e lo scippatore Pietro, che sogna di fuggire.

 

Al Rosaspina vige la legge del più forte, la violenza è esibita e celebrata e scandita dalle minacce e dalla supremazia. Per i ragazzi lo Stato non esiste, il lavoro non c’è e la Mafia diventa giusta e da osannare, peccato che il professore spieghi loro che l’acqua non c’è mai nei loro quartieri proprio per colpa dei domini che la stessa ha stabilito sulle campagne. Con i suoi metodi poco convenzionali trova la chiave per fargli esprimere i loro pensieri più nascosti e fargli capire che il loro destino non è necessariamente segnato, come gli rivela Pietro con rassegnazione.

 

Il film procede in molto molto fluido, ci si immerge in una realtà, quella dei quartieri di Palermo, raccontata con stile realista e senso del racconto, con tanti attori non professionisti (davvero molto efficaci) che hanno vissuto situazioni non troppo diverse da quelle dei loro personaggi. Risi apre al grande pubblico una finestra su un panorama all’epoca (era il 1989!) perlopiù nascosto e lo fa con coraggio e realismo, senza omettere nulla. E l’apprezzamento fu totale, le buone intenzioni vennero giustamente premiate da critica e pubblico. Ancor oggi, dopo più di trent’anni, la forza di quest’opera rimane inalterata.

 

Parla anche di Mery, la Mery del titolo “Mery per sempre” che però in realtà è solo una dei protagonisti del racconto: ragazzo che vorrebbe essere donna e si prostituisce e che “per trenta mila lire ha quasi ammazzato un uomo” (un cliente che non voleva pagarla). Bello uno dei suoi ultimi dialoghi col professore: “Per capirmi dovesti essere come me. Provare quello che sono io. Questa barba sempre troppo lunga (…), a volte vorrei tornare indietro a quando ero bambino, tante cose non le capivo, forse era meglio così, quando mi mettevo le scarpe coi tacchi i miei familiari ridevano, (…) quasi tutte le notti sogno che mi ritrovo vecchio e con i capelli bianchi (…), forse allora potrei essere come tutti gli altri. Non è che sono una vera donna e posso fare dei figli. Io non sono né carne e né pesce. Io sono Mery. Mery per sempre”. Voto (da 1 a 10): 7.  

 

Francesco Benigno, Maurizio Prollo, Salvatore Termini

Mery per sempre (1989): Francesco Benigno, Maurizio Prollo, Salvatore Termini

 

locandina

Mery per sempre (1989): locandina

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