Regia di Dick Maas vedi scheda film
Dick Maas era un regista tecnicamente molto preparato negli anni successivi non adeguatamente confermatosi, che però riesce come qui ad imbastire un inseguimento tra motoscafi per i canali di Amsterdam(ma nei 10 secondi nei quali i motoscafi passano sulle banchine travolgendo i tavolini e le sedie di un bar e gettando astanti in acqua, fu girato a Utrecht, non avendo Amsterdam banchine basse sui canali), giustamente sempre menzionato tra i migliori mai realizzati. Però citazione diretta e "rifacimento" di quello presente in "Sezione narcotici"(Puppet on a Chain)(1970) di Geoffrey Reeve e Don Sharp, sempre ad Amsterdam ma sottolineato da una incommensurabile colonna sonora di Piero Piccioni.
Quello che non ha appunto "Amsterdamned", una colonna sonora in gran parte inadatta con un tema pop sui titoli di coda "Amsterdam", davvero leggerina/o e inadeguata/o, composta dallo stesso Dick Maas. Che tolto quale breve e adatto passaggio elettronico con i sintetizzatori, non pare quale regista che fa tutto(anche il montaggio), compresa la colonna sonora, un Carpenter europeo delle colonne sonore per gli horror.
Oltre a ciò, permea il tutto un certo senso della narrazione giallo-thriller greve e cafone, in questo tipicamente olandese, ma senza certamente gli anticonformismi estremi e le trovate geniali, di un "folle" di talento come Verhoeven.
Huub Staapel attore alter ego come ne "L'Ascensore" di Maas, è dinamico e pure con una sua stilizzata, introiettata simpatia, nei panni del protagonista locale ispettore della omicidi, totalmente improbabile con figlioletta che vive da sola con lui, e tanto di giacca di pelle verde "simil-chiodo", stilosissima alla Thierry Mugler, Alfa Romeo Giulietta Spider d'epoca come un novello Bullitt olandese. Ma che poco può quando si deve per forza concedere metraggio ai clichè, come la scontata omerica scopata, con la arrapantissima Monique Van Der Ven, attrice molto rappresentativa e disinibita del cinema olandese dei settanta e ottanta.
Curata la fotografia che è permeata interamente come le scenografie, naturali e di interni quali la casa loft da pagine di design per interni del protagonista, di estetica anni '80 della massima piacevolezza.
In definitiva un buono ma non esaltante prodotto europeo di genere nell'ambito di una variazione del thriller con misterioso assassino seriale e dai diversi obiettivi di target, qui nelle misteriose fattezze di un subacqueo nerovestito, per i canali della capitale. Avrebbe potuto essere meglio con meno concessioni allo stereotipo e allo scontato, per soddisfare il più ampio tipo di pubblico possibile.
Anche il tasso di sangue è abbastanza contenuto, e perlopiù concentrato nel cadavere grondante sangue e mutilato della prostituta, agganciato per i piedi dal ponte all'inizio, che sbatte su di un barcone panoramico e turistico pieno dei ragazzini di una scolaresca.
John Nada
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