Regia di Pierre Granier-Deferre vedi scheda film
Ospiti pericolosi non mi è piaciuto molto, perché aderisce all'estetica del racconto nostalgico del passato, di cui sembra quasi cancellare, annientandoli nel ricordo fanciullesco, gli aspetti più terribili. Non a caso a un certo punto il ragazzino protagonista di questa storia ambientata nella Francia occupata dai Tedeschi confessa al padre «non sembra che ci sia la guerra». E infatti la guerra è la grande assente: se ne ha qualche eco dalla radio, dai cinegiornali (che però parlano della battaglia di Stalingrado), dalla fuga degli Ebrei dalle zone occupate. E se la trama, seppure non nuovissima, può anche funzionare, è proprio il tono scelto per raccontarla che non convince: gli intermezzi familiari non profumano mai di verità, i ragazzi e gli adulti trasudano tutti di buoni sentimenti (l'unico traditore resta sconosciuto, anche se il padre del protagonista si dice certo che sarà scoperto), i tedeschi, come al solito, sono tutti idioti o malvagi (quando non entrambe le cose insieme) e non si avverte mai la paura, nemmeno quando al centro dell'azione filmica si trova la famiglia ebrea, che riesce ad oltrepassare il confine (ma quale?), grazie ad un generale, capitato forse per caso ai vertici della Wehrmacht.
Granier-Deferre illustra con perizia e dovizia di mezzi (a un certo punto viene citata una semiorgia quasi viscontiana, che l'ufficiale tedesco giustifica dicendo «dopo tutto è Natale»), ma rischia ad ogni passo di cadere nel calligrafismo deteriore, quello per cui anche i momenti più terribili risultano favolosi nel ricordo del tempo che fu.
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