Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film
Quarto episodio della serie di documentari che Godard ha cominciato nel 1988 per ripercorrere la storia del cinema, una e molteplice (da cui la 's' fra parentesi nel titolo). Questo lavoro dura neppure mezzora e vede protagonista come al solito il regista nel suo studio, fedele sigaro in bocca, assorto fra i più disparati pensieri sulla grandezza dell'arte e sulla potenza immortale dell'invenzione dei Lumière, dagli stessi definita immediatamente 'senza futuro', eppure prossima a compiere il suo primo secolo di vita. In questa puntata Godard parla del rapporto fra cinema e fotografia, come sempre utilizzando innumerevoli spezzoni di grandi film del passato e citando pittori, scrittori e filosofi, dalla Ricerca del tempo perduto di Proust all'Orgoglio degli Amberson di Welles. Sovraimpressioni, voce fuoricampo, narrazione delirante/balbettante, compiaciuto abuso della titolazione: il metodo di lavoro del regista è questo, che piaccia o meno; di certo c'è il fatto che la sua maniera di raccontare il cinema è decisamente singolare e mai banale. 6,5/10.
Fatale beautè: Godard ci racconta di come il cinema sia fatale, casuale, un'immagine estemporanea immortalata in eterno e come questa caratteristica sia alla base del suo fascino.
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