Regia di Chan-wook Park vedi scheda film
Nell’obitorio allestito da Park Chan-wook si consuma il triste teatro di un’umanità vile e materialista. Un terremoto si è abbattuto in Corea del Sud con conseguente strascico di morti e cataclismi. La desolazione dilaga, così come il delirio di massa che (sembra) travolge(re) la popolazione. Le sette religiose mietono proseliti; i mass media sfruttano il dolore nel nome dell’audience; lo stato e le compagnie assicurative devono indennizzare (controvoglia) le famiglie. La speculazione avanza e chi più chi meno tenta di ricavarne qualcosa. L’avidità cresce, mentre i valori umani si sgretolano. Il terremoto ha colpito tutto e tutti, dentro e fuori.
Park Chan-wook padroneggia totalmente la mdp allestendo magistralmente un “dramma d’interni” che scava senza pudore nelle nevrosi di un paese, la Corea del Sud, dalle mille contraddizioni. In spazi amplificati da una perfetta quanto inquietante profondità di campo, Park tiene sempre lontani i toni tragici e si affida ad un sottile quanto macabro humor nero che impreziosisce la narrazione.
Quando ritorna la calma (apparente?) dopo la tempesta, il desolato bianco e nero lascia il campo al colore. Forse la speranza è davvero l’ultima morire.
Reperibile in rete in una buona versione sottotitolata in inglese. Per chi lo volesse, sono reperibili anche i sottotitoli in italiano sul sito di asianworld.
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