Regia di Floria Sigismondi vedi scheda film
The Runaways – La Recessione.
Le Runaways sono state la rock band al femminile per antonomasia negli anni '70, quattro ragazze incazzate che non volevano fare parte del mondo del rock&roll solo nella veste di groupies da scopata facile, ma volevano dimostrare che nel mondo fallocentrico del rock (e non) di quegli anni c'era spazio anche per loro. Una band che è riuscita a entrare nella storia e ad affermarsi al grande pubblico anche grazie alla guida di Kim Fowley, scopritore di talenti e manager di conclamata fama. Questa band di signorine, a differenza di quanto scritto sopra, all'inizio della loro carriera non era composta da un quartetto, bensì da un quintetto, perché aveva come cantante tra le loro fila la allora giovanissima Cherie Currie, ed è proprio dalla sua autobiografia che la regista ha deciso di prendere lo spunto per la sceneggiatura del film. Ci troviamo quindi immersi subito, fin dalle prime immagini, nella vita di Cherie, adolescente ribelle, fan di Bowie nel periodo Stardust; nei suoi panni, Dakota Fanning, la attrice bambina ormai cresciuta che magari vi ricordate per la Guerra dei Mondi. Insieme a lei vengono introdotti il manager Kim Fowley e Joan Jett, interpretata da Kristen Stewart; rivedremo le due attrici insieme anni più tardi nella raccapricciante serie di Twilight. È chiaro fin da subito che la protagonista del film sarà proprio la cantante Cherie Currie, quindi ci viene mostrata velocemente la sua vita pre-band, con sua sorella e la sua famiglia, prima di entrare nel vivo e vedere il suo approccio con le Runaways; ed è proprio il resto della band che latiterà per il resto del film, perché a parte Joan Jett gli altri membri della band faranno solo da sfondo alla storia di Cherie. Sulloschermo vediamo le Runaways fare concerti ma, invece che mostrarci la rock band incazzata e scatenata che erano, sembra di vedere un ammasso di fighette passe che non ha niente a che fare con le scatenatissime Runaways che gli amanti del rock conoscono. A parte Joan Jett che, alla fine, è ben caratterizzata e ci mostra un personaggio con le palle quadrate che vuole fare rock alla faccia di tutti i cazzomuniti che pensano che sia solo una povera ragazzina, le altre della band non esistono. Sentiremo tre parole inutili pronunciate dalla batterista Sandy West, mentre la bassista Jackie FOx non ha voluto lasciare i diritti per lo sfruttamento del suo nome, perciò viene portata in scena col nome di Robin, un personaggio che non dirà mai neanche una battuta per sbaglio. Speravo che ci venisse mostrata almeno la personalità irruenta di Lita Ford, acerrima detrattrice della cantante Cherie, ma della loro rivalità si vedrà solo una veloce litigata, dovuta ad un servizio fotografico fatto esclusivamente alla cantante Cherie, litigio che nella pellicola sembra quasi insensato, perché le ragazze ci vengono sempre mostrate gioiose ed in armonia, ma che invece, per chi conosce un minimo la loro storia, sa che arrivava dopo un periodo di tensioni e che il clima nella band è sempre stato tutt'altro che sereno. La storia che dovrebbe toccare il suo apice di drammacità durante il tour in Giappone scorre invece piatta, senza regalalare grande emozioni. L'enigmatico manager Kim Fowley diventa sempre più personaggio di contorno e non verranno mai menzionate le sue stranezze o le accuse di abusi sessuali nei confronti della bassista. Vediamo Cherie rincoglionirsi di pastiglie. La regista vuole farci empatizzare con lei, ma purtroppo lo spettatore medio più che vedere una vittima dello star system vedrà solo una ragazzina che non aveva le palle come le sue compagne per far parte di quel mondo. Una tesi sostenuta anche dalla vera Lita Ford (non la macchietta da quattro battute vista nella pallicola). In conclusione The Runaways è un film che parla della cantante e vagamente di Joan Jett e non delle Runaways. Non fa luce su nessuno degli aspetti che hanno reso famosa la band. Se si fosse intitolato "Cherie Currie: fortunata rincoglionita sarebbe stato meglio. Unico lugometraggio per la regista Floria Sigismondi, famosa video maker che non è stata capace di trasporre la rabbia di queste ragazze su pellicola in favore della storia da perdente di Cherrie. Unico plauso alla regista è la sua capacità di far sembrare che le attrici stiano suonando veramente, riuscendo a montare e girare abilmente le scene dove le musiciste sono agli strumenti.
per insulti anche non costruttivi.
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