Regia di Bradley Rust Gray vedi scheda film
Ivy è una ragazza come tante che ritorna in quel di New York per le vacanze estive. E a casa sua si deve stabilire per tutta una serie di circostanze sfavorevoli il suo miglior amico della high school, Al.
La loro vita scorre come quella di tutti i ventenni in vacanza: feste, passeggiate, gite al parco ad ascoltare musica. In più per Ivy ci sono le visite mediche e le telefonate al suo ragazzo Greg, emblema della distanza sia su cavo che affettiva.
Per Ivy si prospetta un'estate difficile: sta crescendo anche grazie ai problemi nella sua relazione con Greg e contemporaneamente deve tenere a freno le emozioni perchè malata di epilessia. Magari le crisi saranno anche perfettamente gestibili ma questo vivere sempre col freno a mano tirato non eccedendo in alcol, sigarette, in stato di volontario semi-isolamento per non alterare più di tanto la reattività del proprio sistema nervoso, è pesante da sopportare.
Ma questa sorta di paralisi emozionale la vediamo anche nei vari personaggi che di sfuggita vediamo attorno a lei e Al.
Un'intera generazione anestetizzata dall'indecisione e dalla paura di diventare adulti.
Lei dovrebbe essere una no-exploding girl ( il titolo della pellicola è un gioco di parole riguardante un brano dei Cure, The Exploding boy, e metafora aguzza sulla condizione clinica ed esistenziale della ragazza) eppure è parecchio difficile subire questa stagione di cambiamento e di crescita.
In realtà negli ottanta minuti scarsi del film non sembra succedere nulla eccetto la normalità di una routine quotidiana: forse poco per appassionare i più ma a questo sopperiscono i due protagonisti estremamente efficaci.
Eppure c'è uno spartiacque nel film che ne determina la netta divisione in due parti: la crisi epilettica di Ivy, inquadrata a distanza e parzialmente come guardando dal buco della serratura , in maniera pudica ma tale da lasciare ben poco all'immaginazione. I tremori lasciano il posto all'afasia che quasi sembra vergogna per quello che è appena accaduto.
Ivy e Al hanno vissuto assieme qualcosa di estremamente intimo, Ivy ha condiviso con lui il suo segreto più nascosto. Si è come denudata di fronte a lui, non ha più niente da nascondergli.
E questo fa scattare quella scintilla che mancava al loro rapporto di semplice amicizia. Il finale è romantico senza essere melenso. Il regista è bravo a gestirlo senza eccessi zuccherini ma con stile asciutto ed evocativo.
The exploding girl è la descrizione di un'età di passaggio in una giovane donna catturata nella ragnatela dei piccoli ostacoli quotidiani e che comunque riesce a gestire la relazione al tramonto con l'assente Greg.
Questa non è la New York di Allen, si intuisce solo che c'è dietro alle inquadrature strette e a qualche piano medio che dà l'idea del fermento che la anima. Però è romantica lo stesso.
The exploding girl è un film soprattutto di attori: i due protagonisti sono splendidi.
Zoe Kazan, Ivy, alla sua prima parte da protagonista ma con esperienza da vendere sia al cinema che in teatro e con un cognome pesantissimo da portare come un fardello è letteralmente incantevole: più buffa che bella, piccolina , occhioni azzurri grandi che la illuminano, paffuta con le gambe un po' a X, sembra più un personaggio della Nintendo che una ragazza vera. Con i capelli raccolti con due mini chignon ai lati e la riga in mezzo dimostra molto meno di quello che ha ed è talmente tenera da poterla assimilare a un cucciolo bisognoso di cure e d'affetto.
Mark Rendall, Al, quando ha girato questo film aveva appena venti anni ma già un curriculum piuttosto nutrito e si vede tutto nella padronanza della scena. Recita con grande partecipazione un personaggio costruito sulle piccole insicurezze quotidiane di un giovane che si sta affacciando al mondo degli adulti.
Zoe Kazan e Mark Rendall riescono a conferire ai loro personaggi una spontaneità che fa scattare subito l'empatia verso di loro.
Così come scatta verso questo piccolo film girato con un budget ridicolo , si parla di 40 mila dollari, un cast ridotto all'osso e un'insolita (per le dimensioni produttive dell'opera) cura per la fotografia.
Passato in diversi festival internazionali, è uscito in sole tre sale negli USA a marzo del 2010 (incasso totale circa 25mila dollari).
Zoe Kazan per questo film ha vinto il premio come miglior attrice al Tribeca Film Festival.
(bradipofilms.blogspot.com)
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