Regia di Rob Green vedi scheda film
Nell'ottobre del 1944, in una boscosa ed umida zona di confine tra Belgio e Germania, sette soldati tedeschi trovano rifugio in un bunker già occupato da altri due militari, un ragazzo ed un anziano. Tra i soldati, frastornati dal caos dei combattimenti, serpeggiano paura e rabbia. In particolare, il caporale Schenke, bellicoso e fanatico, accusa i compagni di disfattismo. Il gruppo riceve l'ordine di tenere la posizione, poi le comunicazioni si interrompono. I nove precipitano in un baratro di terrore e delirio; ritenendo di non poter ottenere pietà dagli americani, cercano scampo nei tunnel che corrono sotto il bunker incorrendo in orrori ben peggiori. Un buon dramma al confine con l'horror, di ambientazione bellica, che punta tutto sulle atmosfere e la condizione psicologica dei personaggi. L'anziano già presente sul posto, buon conoscitore dei luoghi, che ha frequentato ai tempi della Grande Guerra, racconta di oscure maledizioni che gravano sull'area, connesse a terrificanti fatti di novecento anni prima, per i quali si sono consumati massacri fratricidi, per i quali la terra intorno ai tunnel ancora gronderebbe di sangue e malvagità. Impossibile non ravvisare un parallelismo con gli eventi della Seconda Guerra Mondiale, tanto per noi spettatori, quanto, anche a livello inconscio, per i soldati, segnati nel profondo dell'anima da cinque anni di eventi tragici e sanguinosi. Non è chiaro se vi sia l'intervento di elementi sovrannaturali; di fatto, vari personaggi perdono il controllo della loro mente; si lanciano in una disperata e vana ricerca di una via di fuga; agiscono contro i loro stessi compagni; iniziano a vedere cose e persone inesistenti, forse le loro stesse ossessioni le quali prendono vita davanti ai loro occhi (in particolare la loro mente torna alla forzata partecipazione ad una esecuzione di disertori durante la loro permanenza sul Fronte Orientale). Si salvano in pochi. Il ritmo del film è lento; molto tempo è concesso ai concitati dialoghi tra i personaggi, discretamente interpretati, in grado di evidenziarne le caratteristiche. Tranne il fanatico Schenke, gli altri militari appaiono assolutamente disillusi sull'esito del conflitto, confusi, stanchi. Buono l'utilizzo dei costumi; discreta la ricostruzione del bunker e dei suoi claustrofobici tunnel. Il regista non fa un uso smodato di effetti speciali; repentine alternanze di luci ed ombre, flashback riprodotti in colori innaturalmente chiari, figure evanescenti, apparizioni nitide solo per pochi fotogrammi, contribuiscono a creare l'atmosfera - e la conseguente tensione - adeguate ad una vicenda per la quale l'orrore non è all'esterno, bensì, ormai da molto tempo, nell'anima dei protagonisti.
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