Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
In questo film messicano di Luis Buñuel, ispirato al romanzo Pierre et Jean (1887) di Guy de Maupassant, il decoro della borghesia è la vernice usata per dipingere il terribile splendore dei sentimenti più "meschini": le anime diventano specchi in cui si riflettono le torbide immagini dell'invidia, della gelosia, della menzogna, che uccidono i legami familiari, tramutando l'amore in odio. In questo modo il rancore, anziché ridursi ad un volgare deposito di ruggine, diventa un oggetto a tutto tondo, dalla superficie lucida, che si esprime ad alta voce, e con gesti plateali, circondandosi perfino di un'aura di vaga nobiltà. Nell'intimo di ogni personaggio si avverte, distintamente, il calore di una fiamma, alimentata dall'orgoglio e dall'ambizione che, prima di degenerare in astio, sono, semplicemente, i legittimi desideri di mantenere alta la propria dignità e difendere il proprio diritto ad un'esistenza felice. Ciò che nasce bello e profondamente umano non può diventare brutto e corrotto, ma, semmai, discendere le regali scale dell'inferno, per inebriarsi dell'aria della maledizione, della superba rivolta contro le leggi di Dio e del proprio sangue. Così, nella storia della famiglia Montero, ogni evento e d ogni emozione rimangono entro il solenne àmbito della grandezza, che si tratti di passioni o di obiettivi materiali. In Una mujer sin amor Buñuel nega, all'uomo, il rifugio del retroscena - che è un beneficio alquanto umiliante - per costringerlo a restare in primo piano, sotto i riflettori, a dichiarare le proprie debolezze, che sono soltanto la parte non già più misera, bensì più amara e lacrimevole della nostra fragilità di esseri di carne.
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