Regia di Edoardo Leo vedi scheda film
Nonostante alcune trovate divertenti, questo film è drammatico, per premesse e sviluppo della trama. Un genitore, morendo, dispone che i due figli, molto diversi per condizione sociale, occupazione, prospettive, trasportino le proprie ceneri presso la tomba della moglie, da Roma in Calabria, utilizzando una vettura sportiva d'epoca che in precedenza era stata sottoposta ad un lungo restauro. Infatti, la donna morì proprio a causa di un incidente stradale in cui fu coinvolta quella vettura diciotto anni prima; e, da quel giorno, i due fratelli, entrambi a bordo dell'auto al momento dell'evento, non si erano più parlati. Durante il viaggio, i due accolgono a bordo una ragazza diretta anch'essa in Calabria, in viaggio per motivi di amore. Il film è ben montato e ben interpretato. Alla narrazione principale, il viaggio compiuto dai due fratelli si annoda una narrazione secondaria, costituita dai dialoghi tra suocero e nuora del defunto, i quali, rimasti a Roma, avviano un dialogo volto a svelare i misteri del giorno dell'incidente, ovvero chi fosse alla guida ed eventuali cause o responsabilità. Solo a conclusione del film è svelata la verità; gli stessi fratelli se la comunicano, in una catarsi che pone fine a diciotto anni di rancori, incomunicabilità, rimorsi, e getta le basi per un nuovo inizio. Il viaggio è di fatto un espediente scelto dal padre dei fratelli per porre i protagonisti a confronto; costringerli a superare le diffidenze reciproche, e collaborare. Azioni che riescono, nonostante le grandissime differenze tra i due. L'uno si è trasferito a Londra con il nonno paterno ed ha fatto carriera come operatore finanziario; non è dotato del minimo senso pratico, ed appare freddo, razionale, amorale. L'altro ha continuato a vivere con il padre, ha messo su una famigliola, ed è sopravvissuto alla meno peggio tra difficoltà economiche e psicologiche. Sente infatti su di sè il peso degli eventi di tanti anni prima. La conclusione del film, mostra una famiglia di fatto riunita. I due coniugi, sepolti l'uno vicino all'altro ed artefici - come sembra potersi presumere dal piccolo colpo di scena finale - occulti degli eventi, possono osservare, dalle loro tombe presso un balcone naturale sopra una splendida scogliera, simbolo di una posizione "privilegiata" di serenità e trascendenza, i figli finalmente in grado di riappropriarsi delle proprie vite. Le situazioni comiche - il bimbo "necrofilo", il portiere dello squallido albergo calabrese - contribuiscono a rompere la tensione del dramma, ma nulla sottraggono alla portata di quest'ultimo; comunque, non guastano, perchè ben realizzati. Molto bravi i due attori protagonisti, lo stesso regista Edoardo Leo e Marco Bonini, e Sabrina Impacciatore, che interpreta con naturalezza il ruolo di giovane donna, madre e compagna interessata al benessere della famiglia. Belli, infine, gli scenari, in particolare la costa calabrese. Un buon film, dalle premesse interessanti e ben montato, in grado di sostenere l'interesse dello spettatore fino alla fine, se non altro per rimuovere l'alone di mistero che grava sulle cause dell'incidente stradale.
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