Regia di Pier Francesco Pingitore vedi scheda film
Satira rocambolesca sullo scandalo che sconvolse l’Italia nel 1981 con la scoperta delle liste della loggia massonica di Licio Gelli. Pier Francesco Pingitore propone una commedia leggera che annoverava comici del bagaglino in voga, cambiando i nomi delle personalità note con appellativi dilettevoli, quali l’onorevole “Forlotti”, il banchiere “Calmi” (Roberto della Casa) e il “Generale S” (il poco in forma Pippo Santonastaso). Oreste Lionello è spassoso nel ruolo "understatement" di “Belli” e ha da contraltare un Pippo Franco (il povero venditore ambulante “Tatarella”) frescone che garantisce alcuni momenti ridanciani, specie quelli con Bombolo (il portiere dell’Hotel). La viscosità di un soggetto che non permette di sviluppare in modo graffiante le invettive iniziali (in primis sul fenomeno della corruzione) riduce però l’intero lavoro a un exploit d’avanspettacolo guardabile e spiritoso, ma senza quell’arguzia nella scrittura (l'intreccio sulla mediazione segreta per il commercio di petrolio viene esposto in maniera bolsa e discontinua) che l’avrebbe reso un piccolo cult. Ad annacquare ancora di più il quadro intervengono le pedestri comparse di “madame De Groschild” (la sciantosa Anna Maria Rizzoli), dello sceicco lussurioso Kasheri (un, in questo caso, imbarazzante Franco Diogene) e dell’agente Porcaro (macchietta che fa da pallido epigono all’originale, ovvero Abatantuono). Nessun rifermento invece al famoso industriale che anni dopo affermerà di aver rifiutato la tessera della P2 in quanto si era offeso per il grado di “apprendista”. Come si chiamava? Lombardoni?
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