Regia di Enrique Buchichio vedi scheda film
El cuarto de Leo - La stanza di Leo è il lungometraggio d'esordio dell'uruguayano E. Buchichio, che ha avuto diversi e meritati riconoscimenti in alcuni festival del mondo, tra cui quelli GLBT di Torino (premio della giuria) e Milano.
Concepito a partire da temi autobiografici e gestito attraverso un lungo tempo di riscrittura, nel film prevalgono l'immediatezza e la semplicità dei primi che nascondono del tutto le possibili macchinosità di una materia "bloccata" dalla lavorazione, la quale invece risalta come approfondimento psicologico e affinamento delle sensibilità, dei personaggi come degli spettatori. La storia infatti ha come protagonista Leo (M. Rodriguez), un bellissimo ragazzo dal carattere tranquillo ma che d'altra parte attraversa un periodo di crisi d'identità che si acuisce quando la ragazza Andrea (C. Alarcon) lo lascia di comune accordo, vista la relazione che va sul piano affettivo ma non su quello fisico. Leo, nel bel mezzo di una tesi che non riesce-vuole intraprendere, da una parte continua a rinchiudersi nel microcosmo sicuro e protettivo della propria stanza, dall'altra comincia a fare nuove esperienze, sempre però titubante sul mondo esterno, andando da uno psicologo (A. Goetz) per le sue insicurezze e dubbi interiori dovuti all'attrazione verso i ragazzi. Così una sera incontra Sebastian (G. Begérez) col quale inizia una bella ma anche tormentata relazione, e poi per caso ritrova una compagna di scuola, Caro (C. Cosero), in grave crisi depressiva.
Il fulcro del film non è uno solo, vale a dire la relazione tra Leo e Seba, ma sono almeno due con il confronto e l'amicizia che si instaura tra Leo e Caro: due persone che trovano un sostegno l'uno con l'altra per riuscire ad affrontare i problemi che li attanagliano, in particolare grazie all'iniziativa di Leo, in ricerca sia di se stesso che di un aiuto concreto contro i fantasmi che tormentano Caro.
Buchichio usa una narrazione lineare e semplice, fresca, dai momenti ironici e altri molto drammatici, trovando un bell'equilibrio e non incappando mai in stonature o esasperazioni stilistiche. Se la soluzione finale è abbastanza convenzionale e forse leggermente affrettata, dà comunque un'apertura sincera alla speranza e alle decisioni di Leo, che non sappiamo con esattezza ma forse possiamo intuire, e la riuscita del film - oltre che nei personaggi in sé (anche secondari) che lasciano ampie possibilità di immedesimazione diverse - sta anche nelle notevoli interpretazioni, soprattutto da parte di Rodriguez, già attore di teatro e cortometraggi ma esordiente nel lungometraggio come gran parte del cast. 7 1/2
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