Regia di Jeffrey Nachmanoff vedi scheda film
L’ex appartenente alle forze speciali Samir Horn, americano di origini arabe, viene arrestato per terrorismo nello Yemen e incarcerato. Qui diviene amico di Omar, un convinto terrorista anti americano, che lo convincerà ad abbracciare la sua causa.
Lo spy-thriller del giovane regista americano si presenta, da subito, come un prodotto non molto originale e stereotipato; qualsiasi spettatore mediamente esperto riuscirà infatti a prevedere, quasi sciamanicamente, ogni “telefonata” contorsione della trama fino allo scontatissimo finale. D’altronde, chi poteva pensare, anche per un solo minuto, che l’indomito Samir/Don Cheadle fosse un traditore ? Con tale personaggio e i suoi dubbi si cerca di analizzare, banalmente, Il rapporto religione islamica-terrorismo in una serie di dialoghi, anche interreligiosi, tra opposti estremismi che, oltre a peccare di eccessiva ortodossia, nulla aggiungono ad un argomento già ampiamente trattato cinematograficamente. Con un fastidioso retrogusto di post-bushismo che sfrutta l’onda lunga della paura terroristica, ancora presente in tutti noi, quale giustificazione per mostrarci (ancora) vili azioni di tortura e farci digerire vittime “sacrificabili” per la ragion di stato. La confezione è di lusso (ma paratelevisiva) e il coprotagonista Guy Pearce, insieme ai comprimari Said Taghmaoui e Martin McDonough, si agitano con fiero cipiglio adrenalinico per tutta l’eccessiva durata della pellicola, fallendo miseramente nell’intento di rendere interessante un film presto dimenticabile.
Poco originale.
Mediocre.
Perplesso.
Scattante.
Convionto.
Azzimato.
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