Regia di Chang-dong Lee vedi scheda film
È sull’immagine crudele di una morte precoce che si apre Poetry: il corpo riverso di un’adolescente suicida. La poesia non potrebbe essere più lontana, almeno quella poesia che la 66enne Mija insegue. Anziana per accidente, Mija indossa la terza età con classe, con le sue gonne ampie dai colori primaverili e i sorrisi candidi da ragazzina: la senilità inizia a sfiorarla, le parole le sfuggono e allora tenta di trattenerle mettendole in rima su un foglio. S’iscrive a un corso di poesia, contempla il cielo e attende che l’ispirazione le parli, attraverso un fiore cremisi o un’albicocca calpestata. Nel bel mezzo della sua ricerca di Bellezza, Mija incontra miseria e dolore, nel segreto nascosto dietro la morte della giovane suicida, che suo malgrado la tocca da vicino. E contro ogni aspettativa, sarà in quel dolore e in quella morte che infine troverà la sua poesia. Premiata a Cannes 2010, la sceneggiatura di Lee Chang-dong è una lezione, più che di poesia, di dignità (da cercare e difendere ovunque, contro la malattia, la vecchiaia, la colpa): una partitura densa e rigorosa, cui dà vita in modo commovente la straordinaria Yun Jeong-hie, veterana con 189 pellicole al suo attivo che qui ritorna sullo schermo dopo 16 anni di assenza e offre il suo volto, paesaggio mutevole, in ogni inquadratura.
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