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Poetry

Regia di Chang-dong Lee vedi scheda film

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La recensione su Poetry

di EightAndHalf
8 stelle

Acqua, una cinepresa che si innalza in senso opposto alla corrente. Tutto scorre sotto di noi, anche quando non ce ne accorgiamo. Tutto passa; ma sapremo mai se resterà così com'è? Se quei piccoli eventi speranzosi rimarranno tali quando tutto finirà, e ci annulleremo nella corrente? Quella susina caduta dall'albero, che una vecchia signora ha assaggiato, tende davvero a nuova vita? Cosa mai canteranno gli uccellini, sbraitando in quella maniera sui rami degli alberi più alti? Tutte domande costruite su impressioni, perché la prima cosa che succede nella vita è vedere, ma vedere veramente, non adagiarsi nella propria rassegnazione o struggersi nella volontà di cambiare qualcosa: la vera poesia, quella che è ispirata dai luoghi e dal cuore, zampilla come acqua purissima senza un significato, senza una tendenza, senza volontà, in un flusso torrentizio di immagini. Un flusso tormentato e corrotto da una morte, da un sacrificio, un supplizio che tiranneggia e non lascia feriti, annienta fino a celare tutto ciò che si è lasciato dietro. La sofferenza dell'inconsapevolezza, forse, è l'unico motore immobile. Diceva Paul Eluard: "La poesia è dappertutto, basta coglierla per terra", ed eludendo la semplicità forzata di simile affermazione, ciò che stupisce è la sua disarmante semplicità, così come disarma Poetry di Lee Chang-dong, uno straordinario percorso anti-spettacolare nella realtà e nei suoi anfratti immaginativi, una ricerca che si conclude con un baratro sconvolto e lacerante, la storia di una donna che cerca di scoprire la poesia. Misteriosa creatura, la poesia sta alla visione così come Mija sta alla semplicità, al vivere come viene senza però farsi trascinare, al desiderio represso e mai sopito di trovare la Vera Bellezza senza che si sappia davvero a cosa serva. Forse a colmare le distanze da un nipote maleducato e distante? Forse a trovare quei soldi necessari a scagionarlo? Forse per ripercorrere con la mente un certo ricordo del passato, che sembra essere l'unico indizio possibile per cui Mija scelga di seguire, all'inizio del film, un corso di poesia? La realtà è che non lo sappiamo, e che la Bellezza sta in questo, nella domanda. Se le conclusioni estetiche di Lee sembrano chiare e semplici per tutta la durata del film, esse si rivelano col passare dei minuti quanto di meno immediato si possa immaginare, e, al contempo, qualcosa di semplicemente sublime, o grandiosamente esile. Lì davanti ai nostri occhi Lee/Mija cercano la Poesia, che sfugge alla ricerca, si tira indietro e non si rivela mai e poi mai. Noi stessi (non) la vediamo, questa fantomatica Poesia, nelle strane congiunture di un reale sempre uguale, nel bel mezzo di una discussione e in un mondo in cui la semplicità è forse l'unica possibilità, perché si sopravvive a stento fra rapporti famigliari distrutti, una nuova generazione tutt'altro che promettente e un'Arte che sta perdendo sempre più la sua reale posizione nel mondo. E' lo stesso Lee Chang-Dong a chiedersi cosa sia "fare un film in questi tempi in cui il cinema è minacciato", e queste sue parole stanno nella bocca dell'insegnante di poesia, che si meraviglia di come ancora esistano persone che si riuniscono solo per leggere, solo per riflettere, solo per commuoversi, spesso neanche senza pretese. La realtà è che Mija fronteggia tutto ciò che gli si propone (e che non è mai qualcosa di inaspettato, ma che è sempre brutalmente evidente) con piglio interessato, curioso, vispo, anche quando la sua ricerca si fa sfacciatamente impervia, anche quando le viene comunicato di avere l'Alzheimer. Lei è impassibile, o meglio, non cambia, non cambia per questo, perché nonostante lei sia malata non è il dimenticarsi certe parole a rendere sdrucciolevole il percorso della Vita, perché la Vita stessa è un percorso scivoloso, assurdo, spietato. Finché le sue azioni non diverranno disinteressate, pure, inviolabili, ingiustificate. Finché anche lei non accederà al vero senso, alla vera Bellezza. Finché non capirà di essersi immersa anche lei in quel fiume, buttandosi da quel ponte che ha visto morire una ragazza forse non del tutto innocente, ma ancora dubbiosa pure lassù nel cielo ("si accenderà nel buio un'ultima candela?"): è la Realtà il vero luogo dove viviamo, è la Realtà (volgare, violenta) che ordina e disordina i nostri passi, è nella Realtà vuota e monca che si chiarifica l'assenza di senso. La poesia è nella realtà perché la poesia è ricerca, affannosa e vuota, ricca di aspettative per, in effetti, non si sa cosa. E' una corsa senza meta, un avvicinarsi alla lontananza. Fino ad immergersi in quella metafisica corrente: non si sa dove si è andati, non si sa cos'è successo, abbiamo aperto una nuova porta, quella del vuoto inconsapevole. E negli ultimi venti lancinanti minuti di Poetry capiamo che è fare Poesia anche il non riuscirla a fare.

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