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Carancho

Regia di Pablo Trapero vedi scheda film

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La recensione su Carancho

di alan smithee
8 stelle

In una Buenos Aires contemporanea devastata da incidenti stradali spesso mortali che mietono tante vittime quasi quanto faceva la "spagnola" ad inizi ‘900 nella nostra Europa, nell’ultimo film dell’interessante Pablo Trapero seguiamo alternativamente le vite di una giovane donna di nome Lujah, medico che presta servizio in un centro di primo soccorso e un losco avvocato in disarmo, Sosa, che avvicina scaltramente gli sventurati superstiti dei sinistri per cercare di concordare con loro una via per estorcere ad un mondo assicurativo raggirabile con destrezza, un’indennita’ piu’ elevata di quanto spettante o addirittura inscenando incidenti fasulli. Presto tra i due nasce un sentimento, una storia, e anche quando la donna si rende conto dello squallore su cui si basa l’attivita’ dell’uomo (che non puo’ smettere perche’ affogato di debiti e con i creditori alle calcagna), questa cerca in tutti i modi di dissuaderlo, e non lo abbandona, neanche quando questi, per inscenare un incidente che procuri un’indennita’ ad un amico in disarmo, ne causa -neanche troppo indirettamente - la morte. Un film che vive di antitesi tra la morte sempre in agguato e il frenetico tentativo di salvare l’irrimediabile, dove ad un angelo della salvezza si contrappone un uomo piegato dalla corruzione e da un mondo di truffe e raggiri che forse non gli appartiene ma dal quale non riesce piu’ a fuggire.
Il realismo con cui lo spettatore vive i drammatici incidenti frontali che incombono sui personaggi e’ spiazzante proprio per la veridicita’ della rappresentazione che lo discosta di gran lunga dal Crash di Cronemberg (comunque di gran lunga il film inarrivabile in materia di carne e lamiere distorte), piu’ voyeurista e sadico, piu’ teatrale e volutamente compiaciuto, e l’incidente finale arriva un po’ come da punizione superiore che sortisce l'effetto forse di un colpo di scena fin troppo forzato.
Certo che fa riflettere non poco - considerata la nostra attuale preoccupante situazione economica che non puo’ non indurci ad accomunarci al grande stato sudamericano da tempo in grave dissesto – la tendenza cosi’ naturale ed irrinunciabile di tutti noi italiani a ricorrere, chi piu’, chi meno, ad escamotage e tentativi elusivi  ai danni di un fisco, di un’ autorita’ e organizzazione civica che poi si caratterizzano per inadeguatezza ed impotenza proprie di un’Argentina allo sbando non solo economicamente, dove  la malavita e la truffa dominano sull’ impotenza latente di una macchina statale farraginosa ed arruginita. Ricardo Darin, a cui fa da contraltare una bella ed intensa Martina Gusman (sosia piu’ realistica di Rosario Dawson), da’ vita ad un altro dei suoi personaggi a luci e ombre che completano ulteriormente una carriera sempre piu’ interessante e vitale e che lo ha reso da anni ormai l’attore argentino piu’ noto e apprezzato al mondo.

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