Regia di Marcello Ciorciolini vedi scheda film
Canto del cigno per Marcello Ciorciolini, regista di qualche film di Franco & Ciccio e successivamente scomparso dal cinema italiano: è questo sicuramente il suo film meglio riuscito, con un cast apprezzabile ed un budget dignitoso; Meo Patacca (tratto da un poema seicentesco di Giuseppe Berneri) è inoltre l'unica sceneggiatura portata a termine da Enzo Cerusico (firmata assieme al regista) ed un lavoro 'proietticentrico', nel quale l'attore romano dà del suo meglio sotto il profilo istrionico, di vero guitto, scatenato protagonista sempre un po' sopra le righe. Nel cast, inoltre, ci sono il bravo Mario Scaccia nei panni del cardinale e Marilù Tolo, qui probabilmente colta all'apice del suo successo. Meo Patacca non è affatto un brutto film o una farsuccia tirata via; il suo difetto maggiore, tuttavia, è quello di volersi presentare a tutti i costi come un Brancaleone spiegato ai burini. Sull'onda del successo del film di Monicelli, questo lavoro cerca di cogliere l'attimo per presentare nuove disavventure in costume con protagonisti popolari e chiari riferimenti alla realtà odierna, un linguaggio vernacolare e persino un ricorrente tema musicale con palesi parentele con la nota canzoncina di Brancaleone. A tutto ciò si aggiunga che il nucleo della storia sta nella disastrosa spedizione di un manipolo sgangherato e risibile di combattenti capitanati da un invasato sbruffone di cui tutti si prendono gioco, e la frittata è fatta: il personaggio di Monicelli/Age/Scarpelli viene leggermente trivializzato, reso più banalotto e più popolaresco ancora e l'origine letteraria, in fondo, rimane solo un flebile pretesto. 4,5/10.
Nella Roma del Seicento lo sbruffone Meo Patacca si mette alla testa di un manipolo di sgangherati 'crociati' per andare a liberare Vienna dai turchi infedeli. Non solo fallirà l'impresa, ma neppure si riuscirà a muovere da Roma.
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