Regia di Marcello Ciorciolini vedi scheda film
Il "capopopolo" trasteverino Meo Patacca, noto nella Roma del '600 per essere un attaccabrighe privo di reverenza per nobiltà e clero, è scelto, con il fine di levarlo di torno, da un intrigante alto prelato, per comandare un'improbabile armata di volontari in una spedizione contro gli ottomani, postisi in assedio presso la città di Vienna. Prima di partire, è coinvolto in una vicenda di donne ed onore, e sconfigge in duello il rivale Marco Pepe. Successivamente, si mette in marcia alla testa dei suoi uomini; la strada per Vienna è lunga e Marco Pepe è ancora nei pressi. Il regista Marcello Ciorciolini dirige Gigi Proietti in una commedia avventurosa che trae ispirazione dalle gesta di Meo Patacca, protagonista di omonima opera scritta dall'artista seicentesco romano Giuseppe Berneri. Abile con le parole, dotato di una certa prestanza fisica ed in grado di maneggiare le armi, ma anche fanfarone, vanaglorioso e pasticcione, Meo Patacca rappresenta una minaccia per l'"ordine costituito" della Roma papalina. Inviso ai prelati ed ai loro sgherri, le guardie svizzere, nonchè ai nobili, le donne dei quali non sono insensibili al suo fascino; benvoluto nei rioni popolari poichè di lì originario, il trasteverino tiene, per prima cosa, alla propria fama. Dunque, nel momento in cui è acclamato, sull'onda della preoccupazione per le notizie che giungono dall'Austria, capo di un corpo di spedizione di volontari, decisi a difendere la cristianità contro la minaccia turca - in realtà un drappello di scalcinati bulletti mai usciti dalle mura dell'Urbe - non può rifiutare; ne' può lasciare che lo spiantato Marco Pepe gli sottragga la spasimante Nuccia, verace lavandaia gelosa delle attenzioni che le nobildonne romane riservano all'aitante trasteverino. Liberatosi solo temporaneamente dell'intrigante Marco Pepe, Meo Patacca parte a capo della sua singolare truppa, una sorta di "Armata Brancaleone"; dopo diverse settimane di marcia ed altrettante avventure, tra briganti e donne "di facili costumi", un finto cerusico e veri "burini" arrabbiati ... rientrano in Roma dalla parte opposta ! L'astuto cardinale che l'aveva messo a capo dell'impresa, gli ordina di porsi al suo servizio, pena rivelare del suo fallimento. Ma per Meo Patacca, una via di scampo c'è sempre. Molto evocativa l'ambientazione capitolina, i cui affari terreni sono gestiti da nobilastri e prelati traffichini - non molto diversa in ciò da quanto mostrato da Mario Monicelli in "Il Marchese Del Grillo" - e palpitante di vita grazie ai suoi ceti popolari, con la loro espressività colorita, ed un atteggiamento di fatalismo ancor oggi tipico di molti romani. Gradevole Gigi Proietti nel ruolo del focoso protagonista; assolutamente lontano dall'essere interpretato come una macchietta, l'"eroe" romano, animato da spirito di sopravvivenza ed adattamento, consapevole dei propri limiti, si destreggia tra un ostacolo ed un inghippo, cercando, per quanto possibile di tenersi alla larga dai guai. Ma a volte evitarli è impossibile ! Nuccia è interpretata da Marilù Tolo. Fanno da sfondo al racconto Roma, con i suoi vicoli e le sue rovine, e le campagne circostanti, con relativi casolari. Il tono del film è leggero; i dialoghi sono ricchi di termini e costruzioni lessicali romaneschi, quasi sempre ben comprensibili. Non mancano fasi d'avventura - lo scontro con i briganti, l'invasione del villaggio creduto già popolato da turchi - e momenti "educativi" - in epilogo, le valutazioni circa l'iniquità del trattamento riservato agli ebrei romani, ritenuti implicati nelle remote vicende viennesi. Il film è accompagnato da un'allegra colonna sonora, con brani cantati o solo strumentali. "Meo Patacca" è un film divertente e mai noioso grazie ad una storia dall'epilogo non scontato e vivaci dialoghi in dialetto; ne ricordavo bene, avendolo visto almeno una ventina d'anni fa, e tale impressione è stata confermata da questa visione.
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