Regia di Gustavo Hernández vedi scheda film
Lo ammetto, in questo periodo ho bisogno di film di alta tensione, che mi prendano senza commuovermi o angosciarmi, quindi (quando è possibile) mi rifugio nell'horror o thriller... Per questo spulcio schede, fotografie, titoli che mi possano ispirare, magari basta il titolo oppure una immagine per farmi andare a curiosare e cercarmi così la mia “dose giornaliera” di alta tensione.
Mi è capitato tra gli occhi questo “La casa muta”, film uruguaiano del 2010, presentato alla 63° edizione del Festival di Cannes, mai stato distribuito nelle sale cinematografiche italiane, ha trovato solo il mercato delle home-video, ed è un vero peccato perché il primo film (e per ora unico) di Gustavo Hernàndez è fatto molto bene, utilizzando lo stile (un po' di moda nell'ultimo ventennio) della “camera a mano” (“The Blair Witch Project” insegna) è decisamente superiore alla saga “Paranormal Activity” che negli ultimi anni ci ha davvero annoiato.
La storia, come tutte quelle dell'horror che si rispetti, parte con la scritta “tratto da un fatto realmente accaduto”, ispirata ad un evento di cronaca del 1944. Un padre e una figlia adulta decidono di ristrutturare una vecchia casa in un bosco, isolata. Nella notte la ragazza ode dei rumori, qualcuno è presente al piano superiore, i due si dividono e questa sarà una pessima scelta. Impossibilitata ad uscire perché la porta chiusa a chiave dal padre e le finestre inchiodate con assi di legno, al buio con la sola luce di una lampada portatile, la ragazza si troverà sola alle prese con una (o più) presenze omicide, molti oggetti misteriosi, una macchina fotografica Polaroid e molte fotografie ambigue. L'atmosfera tesa la fa da padrona, molti “perché” trovano risposta nel finale tutt'altro che banale e ben costruito, che prosegue oltre i titoli di coda. La macchina da presa segue ininterrottamente la protagonista nella sua ricerca, lo spettatore osserva ciò che lei osserva e il mistero viene svelato quando viene svelato anche a lei, quindi davvero una presa diretta emotiva molto forte. Pochissimi dialoghi, pochi effetti speciali, una ottima fotografia di Pedro Luque e costruzione ambientale davvero di effetto, si sa, in questi tipi di film la casa ha un valore superiore a qualsiasi personaggio ed è il fulcro del film. Anche se il film segue con rispetto quelle che sono le regole (un “dogma”?) di questo nuovo genere, forse un po' troppo abusato, riesce ad essere originale nelle conclusioni e nel trovare un finale intrigante senza cadere nel solito effetto demoniaco. Mi ha convinto.
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