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Two Gates of Sleep

Regia di Alistair Banks Griffin vedi scheda film

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La recensione su Two Gates of Sleep

di mck
8 stelle

A terra morente, in viaggio vivente.

 

Alistair Banks Griffin dialoga a distanza con William Faulkner, ed entrambi con l'Ulisse omerico

- “Se non lo fai come si deve, non farlo. I chiodi vanno tenuti ben dritti e poi martellati.”
- “E chi lo dice che questa sia la maniera giusta?”
- “C'è una maniera giusta e una sbagliata, e tu non lo fai nella maniera giusta.”    

Louis, il fratello maggiore, al fratello minore, Jack.

“L'ho fatta con lo smusso. 1. C'è più superficie di presa per i chiodi. 2. C'è doppia superficie di presa per ogni commettitura. 3. L'acqua deve filtrarci ad angolo. L'acqua entra meglio in su e giù o di traverso. 4. In una casa la gente sta ritta due terzi del tempo. Per questo le commettiture e le giunture son fatte in su e giù. Perché la tensione è in su e giù. 5. In un letto, dove la gente sta sempre distesa, le giunture e le commettiture son fatte per lungo, perché la tensione è per lungo. 6. Eccetto. 7. Un corpo non è quadrato come una traversina. 8. Magnetismo animale. 9. Il magnetismo animale di un corpo morto fa venire la tensione di traverso, per questo le commettiture e le giunture di una bara sono fatte con lo smusso. 10. Si vede in una vecchia tomba che la terra affonda a smusso. 11. Mentre in un buco naturale la terra affonda al centro, perché la tensione è in su e giù. 12. Per questo l'ho fatta con lo smusso. 13. Fa venire meglio il lavoro.”    

Cash in “As I Lay Dying” di William Faulkner (1930) - trad. ital. (“Mentre Morivo”) di M.Materassi, Adelphi, 2000.

 


Da qualche parte in Mississippi, ma non per forza entro i confini del bacino idrografico del Grande Fiume dell'America del Nord, due fratelli [ David Call (“Rescue Me”) e Brady Corbet ] e la loro madre [ Karen Young (“the Sopranos”) ] compongono una famiglia white-trash red-neck e vivono nella loro casa immersa nel verde spoglio di una suburba campagnola: i due uomini lavorano in una segheria e portano a casa la giornata occupando parte del tempo libero andando a caccia per riempire dispensa e pancia. Un giorno la donna si dimentica di esistere (l'inquadratura si fissa in campo lungo e la macchina da presa compie un leggero movimento verso sinistra a seguire il lento spostamento della figura immemore di sé e degli altri nel paesaggio, fino a quando ogni altro essere umano od elemento artificiale esce e scompare dal quadro), e i suoi due figli intraprendono un viaggio per darle sepoltura. 

 


Primi 10 minuti.
S'impara la caccia, s'impara il bosco.
Una carrellata laterale tra gli alberi ci trasporta in una piccola radura cespugliosa nella selva continentale.
Inquadratura fissa sui tronchi morti ricoperti dai rampicanti.
Compare un cervo. Si ode uno sparo anticipato.
Inseguimento.
Attraversamento di un tunnel di sottopasso e scolo (no, non siamo in una wilderness).
Una carrellata laterale tra gli alberi ci trasporta in una piccola radura cespugliosa nella foresta collinare.
Inquadratura fissa sui tronchi morti ricoperti dai rampicanti.
Una piccola folata di vento fa stormire il fogliame.
Stacco, prima dello sparo.
I cunicoli scavati nei tronchi degli alberi dalle larve dei coleotteri xilofagi disegnano mappe nel legno morente, gli anellidi, qualche palmo più in profondità, producono humus vivo. 

Le cicale, 10 anni sotto terra, un'estate a cantare, il resto del tempo appese al muro, spillate s'un tombolo ad uncinetto incorniciato.

 


Eco dumontiane (PdV sui corpi rispetto all'ambiente antropogenico), lynchane [ellissi e controcampi : il rumore bianco delle scariche statiche in assenza di segnale dello schermo catodico del televisore (Blue Velvet, Lost HighWay, e...mille mila altri, qui messo in relazione col fogliame e con la perdita di memoria e controllo della genitrice], malickiane, percorrono sotterranee come vene auree quest'opera prima [ produttori esecutivi: Antonio Campos e Sean Durkin (“Martha Marcy May Marlene” e “SouthCliffe”) ] cinematografica di Alistair Banks Griffin, che l'ha interamente sceneggiata, ma forse, e perché no, il riverbero maggiore, arcaico, primevo, scintilla pallido specchiandosi in “Fitzcarraldo” (al posto del Rio delle Amazzoni il Mississippi, al posto del Pongo das Mortes un albero messo di traverso sulla strada, al posto dell'Ucayali e del Pachitea il Brembo e il Serio, o l'Olona e il Bozzente, sorgenti d-e/a-ll'Ade, al posto della chiglia ricurva di una nave messa ad arare le sponde scoscese del fiume l'incedere squadrato semi-galleggiante e imbarcante acqua di una bara accomodata di piume). 

 


- “Madre e Figlio” di Alexander Sokurov (1997)
- “George Washington” di David Gordon Green (2000) 
- “Gerry” di Gus van Sant (2002)
- “Japón" di Carlos Reygadas (2002)
- “Padre e Figlio” di Alexander Sokurov (2003)
- “UnderTow” di David Gordon Green (2004)
- “ShotGun Stories” di Jeff Nichols (2007)
- “Luz Silenciosa / Stellet Licht” di Carlos Reygadas (2007)
- “Winter's Bone” di Debra Granik (2010)
- “Medeas” di Andrea Pallaoro (2010)
- “A Torinói Ló” di Tarr Béla (2011)
- “the Passage” di Roberto Minervini (2011)
- “Low Tide” di Roberto Minervini (2012) 
- “Mud” di Jeff Nichols (2012)
- “Joe” di David Gordon Green (2013)
- “Prince Avalanche” di David Gordon Green (2013)
- “Stop the Pounding Heart” di Roberto Minervini (2013) 
- “As I Lay Dying” di James Franco (2013)
- “Child of God” di James Franco (2013)
- “Louisiana - the Other Side” di Roberto Minervini (2015)
- “Monte” di Amir Naderi (2016) 

 

(the Night of the Hunter - Charles Laughton - 1955)


Non so se Alistair Banks Griffin si sia direttamente ispirato al Mantegna e/o invece al Pasolini di “Mamma Roma” del 1962 (o ancora: le copie conformi del “Cristo Morto” presenti in “Death in the Seine” di Peter Greenaway del 1988 e in “Vozvrašcenje” di Andrej Zvjagincev del 2003, o gli omaggi più o meno palesi in “gli Arcangeli” di Simone Scafidi del 2007 e in “des Hommes et des Dieux” di Xavier Beauvois del 2010 : tutti esempi diversissimi tra loro), di certo Pasolini "non " si è ispirato al Mantegna :
“Ma il Mantegna non c'entra affatto, affatto! Ah, Longhi [ storico dell'arte, docente a Bologna dove insegnò anche a Pasolini ], intervenga lei, spieghi lei, come non basta mettere una figura di scorcio e guardarla con le piante dei piedi in primo piano per parlare di influenza mantegnesca! Ma non hanno occhi questi critici? Non vedono che bianco e nero, così essenziali e fortemente chiaroscurati della cella grigia dove Ettore (canottiera bianca e faccia scura) è disteso sul letto di contenzione, richiamano pittori vissuti ed operanti molti decenni prima del Mantegna? O che, se mai, si potrebbe parlare di un’assurda e squisita mistione tra Masaccio e Caravaggio?”.
Pier Paolo Pasolini, da "Vie Nuove" dell'Ottobre 1962 ( parlando di "Mamma Roma" ).  

 


E ancora: il PdV in soggettiva verso la volta frondosa non del non-morto nella bara ma della pala fissata sulla bara ("Vampyr" di C.T. Dreyer, 1932). 

 


Fotografia rosea, malsana, diafana e vivida di Jody Lee Lipes ("AfterSchool", "Martha Marcy May Marlene", "Girls", "Manchester by the Sea"), montaggio lineare ed elastico degli stessi Alistair Banks Griffin e Brady Corbet (futuro scrittore e regista di "the ChildHood of a Leader"), musiche minimali, eterogenee, ancestrali ed articolate di Danny Bensi e Saunder Jurriaans ("Martha Marcy May Marlene", "Enemy", "the OA").  

 


Forte di una prima parte potentissima, il film incespica, arranca, gira a vuoto, barcolla e si perde un po' nella seconda, per arrivare poi ad un primordiale finale “sorprendente”. Iper-sur-realista. Auto-mitopoietico. Carnale. Radicato. Brulicante.     

Elaborazione del lutto? Piuttosto, o meglio, ed oltre: la cosa da fare.

Plowing the Dark, in a Grave.

 

* * * ¾ - * * * * 

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