Regia di Hae-jun Lee vedi scheda film
Bellissima favola metropolitana che esplora abilmente il tema dell’isolamento e della fuga dalla vita sociale, attraverso la storia e l’intreccio dei due protagonisti, Kim Seung-geun, un uomo che nel tentativo di suicidarsi finisce bloccato ed isolato su un’isola in mezzo al fiume, e Kim Jung-yeon, una ragazza hikikomori¹,che dalla sua camera è l’unica che si accorge della presenza dell’uomo sull’isola.
Ciò che colpisce maggiormente della pellicola è la leggerezza e il disincanto che raramente capita di vedere, leggerezza però alternata a momenti fortemente drammatici, il tutto con un ottimo equilibrio.
Il ritmo e lo svolgimento narrativo sono molto buoni, si notano ellissi ad incastro tra le due linee narrative dei protagonisti che poi vanno acollidere, flashback evocativi ed altri esperienti, non innovativi ma certamente creativi, sia di costruzione della scena, sia di soggetto e dialogo.
Oltre la bravura dei due attori protagonisti, che regalano entrambi una prova intensa, subentra in esame un ottima regia di Lee Hae-jun, una regia non virtuosa ma che evidenza dei buoni tecnicismi, come ottime soggettive, l’uso dell’ “effetto vertigo” per enfatizzare i momenti drammatici, ed in generale un buon dinamismo e scelta dei tempi scenici, valorizzano la “stralunata” sceneggiatura curata dalla stesso regista.
Un film stravagante che lascia incantati, che ha la forza nella capacita di far empatizzare con i protagonisti, creativo ed emozionante, commuove e diverte.
Voto:9
¹ termine giapponese usato per riferirsi a coloro che hanno scelto di ritirarsi dalla vita sociale, spesso cercando livelli estremi di isolamento e confinamento
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