Regia di Hae-jun Lee vedi scheda film
Un mancato suicida si ritrova prigioniero su un'isola disabitata al centro della propria città; solo una ragazza che vive ormai da anni segregata in casa si accorge di lui. Questo film racconta la storia di due solitudini, le quali si annullano nel momento in cui i rispettivi protagonisti comprendono di avere bisogno l'uno dell'altra. Sfondo della narrazione, e causa delle condizioni dei personaggi è una metropoli efficiente, eppure fredda ed indifferente, specchio di una società che non si fa scrupoli nel "lasciare indietro" chi non è perfettamente integrato. Bravi i due attori, e bravo il regista nel tratteggiare i personaggi che interpretano. Il protagonista maschile, dopo una serie di fallimenti lavorativi e delusioni sentimentali, trova una nuova ragione di vita nell'abitare sull'isola deserta, tra le mille difficoltà ed i piccoli successi di chi si trova a dover ripartire da zero. La protagonista femminile, dal viso in parte sfigurato, rifiuta ogni contatto - anche gli sguardi - con i propri simili, limitandosi a gestire un'identità virtuale completamente fasulla. Scoprendo casualmente l'esistenza dell'altro personaggio, trova, dal semplice eppure difficilissimo dialogo che s'instaura tra i due la forza per superare il proprio limite ed aprirsi al mondo esterno. L'elemento che l'aiuta in ciò, esposto con forza tramite simboli e metafore, è la speranza. Anche quando sembra impossibile, è possibile, se lo si vuole veramente, migliorare le proprie condizioni di vita. Il film ha toni drammatici, anche se non mancano sfumatore ironiche e grottesche; la narrazione è molto lenta, soprattutto nella parte centrale, ma ciò è funzionale all'atmosfera rarefatta che si vuole creare. Un film non per tutti, essenziale eppure completo; un incisivo racconto di speranza e salvezza.
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